Non sei più al buio e non indossi un visore, ma semplici occhiali. Davanti a te compaiono ologrammi che puoi manipolare a mani nude. Nulla di invasivo, giochi con artefatti digitali che aumentano la realtà intorno a te. Diciamo subito che gli Spectacles di Snapchat non sono qualcosa di nuovo, ma ci hanno visto giusto. Li abbiamo provati per poco meno di un’ora, ma ci hanno subito convinto.
Arrivati alla quinta generazione dopo il lancio di settembre negli Stati Uniti, sono arrivati anche qui da noi per essere nelle mani degli sviluppatori. Nel corso della prova abbiamo giocato a scacchi in modalità multigiocatore, disegnato con le dita e imparato le regole della barca a vela. Siamo dalle parti dei Microsoft Hololens, progetto Microsoft nato per le imprese che però non ha avuto fortuna. Rispetto al visore di Redmond, l’idea di Snap è quella di creare dei veri e propri occhiali.
Il look è da politico della Prima Repubblica, pesano poco più di due etti – la metà di un normale caschetto per la VR – hanno quattro fotocamere che permettono il tracciamento preciso delle dita delle mani e micro-proiettori a cristalli liquidi su silicio che consentono agli ologrammi di prendere forma sulle vostre lenti. Gli sviluppatori spiegano anche che c’è la possibilità di integrare LLM e modelli di machine learning: OpenAI è il primo dei colossi dell’AI a collaborare con loro per studiare nuove esperienze di realtà aumentata basate su ciò che viene visto e ascoltato.
Va ricordato che l’industria tecnologica cerca da quasi un decennio di sviluppare occhiali di questo tipo, con l’obiettivo di sovrapporre immagini o testi al mondo reale. Ma a questa altezza e dopo i fallimenti di Google Glass (2012) e Amazon Echo Frames (2020) – e forse anche grazie a questi flop – sono nati nuovi prodotti pronti per il mercato. A novembre Meta ha annunciato il progetto Orion, il loro primo prototipo di occhiali olografici che definiscono “il più avanzato” mai fatto. Si andrà ad affiancare – non sappiamo ancora quando – agli occhiali Ray-Ban Meta realizzati con EssilorLuxottica e lanciati nel 2021, che non integrano tecnologie di realtà aumentata ma sembrano puntare sulla possibilità di interagire con la voce attraverso l’intelligenza artificiale generativa. A novembre è arrivato il supporto all’italiano, ma le funzionalità sono ancora limitate per il “complesso sistema normativo europeo”, che secondo Meta sta frenando l’implementazione di questa tecnologia. Ricordiamo che l’AI di Meta non è ancora disponibile in Europa, ma probabilmente è solo una questione di tempo e di volontà di adeguarsi alle nostre regole.
Anche perché questa volta c’è più chiarezza sul potenziale mercato e sulle potenzialità tecnologiche. Parliamo di occhiali che sembrano occhiali, con o senza ologrammi, ma tutti con la promessa di poter rispondere a domande su persone, oggetti e testi visti dalla telecamera. Il che si tradurrà nella possibilità di tradurre testi in diverse lingue, fornire indicazioni per luoghi e maggiori informazioni su ciò che si sta guardando. Grazie ai microfoni e alle telecamere integrate, parleremo con i nostri occhiali come stiamo imparando a fare con il nostro smartphone attraverso gli auricolari.