Storie Web giovedì, Luglio 17
Notiziario

A Firenze, tra le mura storiche di Villa La Loggia, il tempo sembra avere un odore: quello dei libri antichi, della carta che racconta secoli di cultura, e della visione di una famiglia che ha legato il proprio nome all’editoria italiana fin dal Rinascimento. A Firenze, tra le mura storiche di Villa La Loggia, il tempo sembra avere un odore: quello dei libri antichi, della carta che racconta secoli di cultura, e della visione di una famiglia che ha legato il proprio nome all’editoria italiana fin dal Rinascimento.

Andrea Giunti

In una teca sono riposti libri del Quattrocento, stampati nella prima tipografia Giunti di via del Proconsolo. «E pensare che ci sono tracce di imitazioni dei libri Giunti di quel tempo». Il contratto d’affitto? «Lo firmò Ser Piero da Vinci, il padre di Leonardo», ricorda Andrea Giunti, 27 anni, oggi alla guida di Giunti Editore. Alla quale è arrivato con un percorso di laurea a Shanghai interrotto nel 2016 dopo solo un anno a seguito di una chiamata di sangue, quella del nonno Sergio, attuale presidente, che non voleva lasciare la casa editrice nelle mani del tempo senza mettere al comando un erede consapevole.

Ora – è notizia di questi giorni – è diventato ceo, dopo qualche tempo da vicepresidente e dopo anni in cui la gestione è stata affidata a un manager, di fiducia, ma esterno alla famiglia: Martino Montanarini, nel frattempo approdato alla Treccani.

Giunti è un’azienda editoriale, certo, ma è anche una macchina del tempo. A Villa La Loggia fu ordita a suo tempo la Congiura de’ Pazzi. E oggi accade, per esempio, che nella “Sala Giuntina” la collezione completa dei fac simili di Leonardo da Vinci, insieme alle trascrizioni critiche degli appunti «recuperati con molti anni di lavoro da parte di mio nonno Sergio» (ne esistono 998 copie e quella in Giunti è la numero 780), convivano a fianco dei big dell’editoria per bambini – come Peppa Pig o Topo Tip, «soggetto nostro di cui abbiamo la completa proprietà, che ha esordito su Netflix e ora è su Raiplay» – o anche di casi editoriali di successo fra cui “Come l’arancio amaro”. Il libro d’esordio di Milena Palminteri, archivista diventata scrittrice dopo la pensione, è finalista del Premio Bancarella 2025 con oltre 200mila copie vendute. Un titolo sostenuto da una strategia di marketing mirata, lontana dai meccanismi degli anticipi milionari per gli autori affermati. «Crediamo molto in questa strada».

I numeri stanno premiando: +6% di ricavi nel 2024, a quota 274,9 milioni; utile netto a 13,7 milioni, +57%; Ebitda a 36 milioni (+24%). E quella che nel 2022 era una posizione finanziaria negativa per 29 milioni, oggi è quasi azzerata (-1,6 milioni). «Sarà positiva il prossimo anno». Dietro a questa impennata degli utili, spiega il ceo, c’è anche «un controllo molto attento dei costi di produzione che abbiamo portato avanti negli ultimi anni». Merito, fra le varie cose, della tecnologia e di una piattaforma sviluppata internamente, che raccoglie, analizza e ottimizza i dati su formati di stampa, packaging, gestione delle materie prime. Che possono portare a diseconomie invisibili sui singoli ordini, ma capaci di prosciugare margini nel complesso. È lì, in quei dettagli invisibili, che Giunti ha trovato risorse per crescere.

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