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Notiziario

In un contesto di debolezza dell’attività economica, nel 2024 l’occupazione ha rallentato: il numero di occupati e le ore lavorate sono aumentati rispettivamente dell’1,6 e del 2,1 per cento, contro l’1,9 e il 2,5 nel 2023. Ce lo racconta la relazione annuale di Bankitalia, che fotografa un pò nel dettaglio come sta cambiando il mercato del lavoro anche alla luce della denatalità.

La spinta degli over 50

La crescita dell’occupazione è stata trainata dal lavoro dipendente a tempo indeterminato, a fronte di un calo di quello a termine, che risente maggiormente del ciclo economico. Il lavoro autonomo è salito in misura più limitata, restando al di sotto dei livelli precedenti la pandemia. Interessante notare, come emerge anche dai dati Istat, che l’incremento delle posizioni permanenti alle dipendenze ha interessato prevalentemente la popolazione con almeno 50 anni, per effetto sia dell’invecchiamento demografico sia del rallentamento dei flussi in uscita dal mercato del lavoro, dovuto in parte alle passate riforme pensionistiche.

L’andamento (differente) di giovani e senior

Dopo l’emergenza sanitaria si è ampliata la domanda sia nelle professioni tradizionali, ad esempio quelle legate alle costruzioni, sia nelle professioni specializzate, tecniche o esecutive, come quelle connesse con i servizi Ict. La dinamica non è stata però omogenea tra classi di età: i più giovani hanno soddisfatto maggiormente la domanda di professioni ad alta qualifica; nella popolazione con almeno 55 anni si è invece accentuata l’importanza relativa delle professioni meno qualificate. Tale fenomeno, sottolinea Bankitalia, potrebbe in parte riflettere gli effetti delle riforme previdenziali, che hanno allungato la vita lavorativa soprattutto per i lavoratori con profili medio-bassi, poiché quelli più qualificati tendevano ad andare in pensione più tardi anche in precedenza.

Il tasso di attività

Il discorso non cambia se guardiamo il tasso di attività. Dopo la pandemia la partecipazione al mercato del lavoro è rapidamente aumentata: nel 2023 il tasso di attività degli individui di età compresa tra 15 e 74 anni superava quello del 2019 di 0,6 punti percentuali (0,9 nella fascia 15-64 anni). La crescita si è tuttavia arrestata nel 2024. Ma anche qui l’andamento è stato fortemente eterogeneo tra le classi di età: il tasso di partecipazione dei più giovani (15-34 anni) è di nuovo sceso sui livelli precedenti l’emergenza pandemica; quello dei più anziani (50-74 anni), che aveva risentito meno della crisi sanitaria, ha continuato a salire con ritmi molto elevati, in linea con la tendenza dell’ultimo ventennio.

Gli effetti della ricomposizione demografica

Nel complesso, tra il 2019 e il 2024 la ricomposizione demografica ha esercitato una pressione al ribasso sulla crescita annua del tasso di partecipazione, riducendola in media di quasi 0,2 punti percentuali. Al contrario, le tendenze di lungo periodo hanno fornito un contributo positivo, per circa 0,6 punti. La componente che riflette le tendenze di lungo periodo dipende quasi per intero dal comportamento degli individui tra 50 e 74 anni, la cui partecipazione è salita per l’aumento dell’età media di pensionamento, ma anche per l’accresciuto livello di istruzione; per questa classe di età, il tasso di attività risulta invece scarsamente correlato con il ciclo economico.

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