Dai Giovani Imprenditori di Confindustria un «messaggio alla politica e alle istituzioni italiane: serve una visione lunga di sviluppo. I fondamentali sono stabili, ora andiamo oltre. Il momento è adesso». La presidente, Maria Anghileri, dal convegno di Rapallo degli industriali under 40, avverte: «L’Italia, seconda manifattura d’Europa e fra i più grandi esportatori al mondo, è il Paese dell’industria, se in un Paese così l’obiettivo è galleggiare per altri 20 anni la nostra risposta è: no, grazie». E dice: «Noi chiediamo al Governo di fissare un nuovo impegno fondamentale: il raddoppio, entro i prossimi 10 anni, degli investimenti pubblici sulla “Filiera Futuro” che è fatta di natalità, istruzione, innovazione, di giovani imprese». Conclude: «Se il sogno americano ci appare oggi sfuocato, questo è il momento di costruire il nostro grande sogno italiano».
«Ue reagisca, è il momento dei basta»
«Pensiamo che sia arrivato il momento dei “basta”. Basta con la paura. Basta con le umiliazioni. Basta lamentarsi. Bisogna reagire», avverte Anghileri. «Vogliamo soluzioni nuove, senza precedenti. Non è più tempo di infinite mediazioni e di estenuanti rinvii, non è più tempo di regole soffocanti, non è più tempo di manutenzione ordinaria. Oggi tocca a noi, Giovani Imprenditori, dare la scossa alla nostra Europa. E non ci tiriamo indietro. Il «messaggio per le Istituzioni europee» è «metteteci in condizione di restare e di innovare. Sia come cittadini che come imprese. Non accettiamo che sia più facile e conveniente fare impresa negli Stati Uniti. Noi vogliamo restare qui. Ma per farlo abbiamo bisogno di cambiare le regole di funzionamento dell’Unione Europea. Abbiamo bisogno di renderla, finalmente, pro-impresa. Abbiamo l’urgenza di fare industria in Europa, per l’Europa». In una analisi più ampia, la leader degli industriali under 40 sottolinea: «Chiediamo alla Commissione di accelerare il ritmo di marcia sull’attuazione dei rapporti Draghi e Letta. A parole, la Bussola per la competitività li recepisce. Nei fatti, ancora no. Il motivo è chiaro: non si riescono a mettere d’accordo 27 Paesi. E allora vogliamo dire con fermezza che il ritmo di marcia non possono dettarlo i Paesi riluttanti, altrimenti siamo finiti”. E avverte: “Se i tempi non sono maturi per muoversi come un sol uomo – e purtroppo non lo sono – muoviamoci in gruppi che condividono davvero sia i fini che i mezzi, e andiamo avanti».
«Italia infrange patto fra generazioni»
Dai Giovani Imprenditori di Confindustria anche «un messaggio, destinato a tutto il Paese: l’Italia sta infrangendo il patto fra generazioni e la responsabilità è collettiva». La presidente Anghileri osserva: «Guardando alle spese annuali delle Pubbliche Amministrazioni, si vede che le risorse destinate a spese “per il futuro” sono poche rispetto a quelle dedicate al mantenimento dello status quo, quindi “al presente”. Su oltre 1.100 miliardi di spesa al 2023, solo il 9% è dedicato a istruzione, ricerca e sviluppo. È troppo poco». E avverte: «Dobbiamo scommettere sul domani e sui nostri straordinari talenti. Dobbiamo abbandonare questo ’presentismo’ italiano non più a parole, ma con scelte concrete. Vorremmo che passasse molto chiaramente il messaggio che l’Italia ha più bisogno dei suoi giovani di quanto questi abbiano bisogno di lei», dice ancora la presidente dei Giovani Imprenditori: «Finora è stato facile ignorarli perché sono pochi. Ma non esiste al mondo una strategia più miope: chi punta solo sugli over 60 guadagna i voti ma perde il futuro».
Meloni: «Governo in campo a difesa imprese da rigidità transizione ecologica»
«Il governo ha scelto di essere al vostro fianco e di impegnarsi per mettere ognuno di voi nelle condizioni di lavorare al meglio delle vostre possibilità». Lo dice la premier Giorgia Meloni, in un video inviato al convegno di Rapallo degli industriali under 40. «Lo abbiamo dimostrato – sottolinea la premier – incentivando le imprese che assumono e investono, creando un ambiente in grado di favorire gli investimenti italiani ed esteri, intervenendo con le risorse a disposizione per fronteggiare il caro energia e gettando le basi per una nuova politica energetica che possa risolvere strutturalmente il problema al fine di favorire la competitività del sistema Italia sui mercati internazionali. Ma anche e soprattutto difendendo le nostre imprese da quella declinazione eccessivamente rigida e ideologica della transizione ecologica, che si è rivelata drammatica per la competitività europea e insostenibile dal punto di vista sociale e occupazionale», conclude.