Fratelli d’Italia vuole tenere chiusi i negozi nei giorni di festa nazionale, tra cui Natale, Pasqua, Capodanno e Ferragosto. È la proposta di legge firmata dal deputato Silvio Giovine, che prevede multe fino 12mila euro per chi non rispetta l’obbligo.
No a negozi aperti nei giorni festivi. È la proposta presentata da Fratelli d’Italia che vorrebbe tenere chiusi gli esercizi commerciali nei giorni di festa nazionale. Ovvero Natale, Pasqua, Ferragosto, Primo Maggio, Capodanno e Santo Stefano.
Il provvedimento, reca la firma del meloniano Silvio Giovine, membro della commissione Attività produttive di Montecitorio, ed è stata presentata dal nuovo capogruppo di Fdi alla Camera, Galeazzo Bignami.
Cosa dice la proposta di Fdi sui negozi chiusi nei festivi
L’idea è quella di rendere obbligatoria, per legge, la chiusura di negozi ed esercizi commerciali nei seguenti sei giorni rossi del calendario:
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- 25 dicembre;
- 26 dicembre;
- 1° gennaio;
- la domenica di Pasqua;
- 1° maggio;
- 15 agosto.
Il testo prevede delle eccezioni che riguardano “le attività di somministrazione di alimenti e bevande e le attività commerciali balneari non sono soggette ad alcun obbligo di chiusura domenicale o festiva”. Per queste, l’obbligo di chiusura non varrà.
Parliamo quindi, di bar, ristoranti, bistrot, gelaterie, panifici, gastronomie, rosticcerie ed esercizi simili collocati all’interno di stazioni, porti o aeroporti. Ma anche i negozi di vendita al dettaglio nelle aree di servizio lungo le autostrade e le sale cinematografiche.
Tutti gli altri esercizi sarebbero invece obbligati, a partire dal prossimo anno, a chiudere nei giorni fissati dalla proposta di legge. Chi non rispetta il divieto di apertura, rischia di dover pagare una multa piuttosto salata, fino a 12mila euro.
Chiunque viola le disposizioni “è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da euro 2.000 a euro 12.000”, si legge nel testo.
E per chi commetterà la violazione più di una volta nel giro di un anno, scatterà la chiusura del negozio, fino a 10 giorni. “In caso di particolare gravità e recidiva – si legge ancora – alla sanzione accessoria della chiusura dell’esercizio da uno a dieci giorni. La recidiva si verifica qualora la violazione delle disposizioni di cui all’articolo 1 della presente legge sia stata commessa per due volte in un anno, anche se il responsabile ha proceduto al pagamento della sanzione mediante oblazione”.
Secondo il firmatario si tratta di un provvedimento “né di destra né di sinistra, ma semplicemente di buon senso”. Giovine ha spiegato che ” è dal 2012 che il decreto salva Italia del governo Monti ha tolto ai Comuni e alle Regioni la possibilità di decidere sulle aperture festive. La ratio del provvedimento è di incidere soprattutto sulla qualità della vita dei lavoratori, migliaia di impiegati che hanno tutto il diritto di poter trascorrere queste giornate di festa con le proprie famiglie”.
Carlo Buttarelli, presidente di Federdistribuzione, si è detto disposto a collaborare”, ma ha avvertito che “questa norma rischia di spostare il commercio e la ricchezza sull’online”. Il presidente di Confimprese, Mario Resca invece, definito “totalmente anacronistica” la proposta di Fdi. “Invece di andare avanti facciamo dei passi indietro. Il ritorno alle chiusure festive dei negozi sarebbe un danno enorme. Rischiamo di perdere fatturati e posti di lavoro, con ricadute sull’intera filiera, e di non tutelare i consumatori, negando loro un servizio. Il lavoro nei giorni festivi non contrasta con il diritto dei lavoratori al riposo che si tutela garantendo turni, giorni di riposo e incrementi retributivi per il lavoro nei festivi”, ha commentato.