L’accesso al cibo sia un diritto per volontà politica e il faro di una politica commerciale inclusiva e non discriminatoria, in coerenza con le norme istitutive del Wto. Sono i due capisaldi della Food Security delineata dai leader del G20, a Johannesburg, e declinata in cinque paragrafi – su 122 – del documento congiunto.
Pur riconoscendo i progressi compiuti nella riduzione della fame nel mondo, i leader si dicono allarmati per il fatto che «ancora 720 milioni di persone abbiano sofferto la fame nel 2024 e che 2,6 miliardi di persone non siano nelle condizioni di seguire una dieta sana».
Ancora una volta i grandi del mondo riaffermano che «il cibo è al centro della vita umana» e ribadiscono che il G20 dovrebbe impegnarsi in ogni modo per garantire l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 2 e la progressiva realizzazione del diritto al cibo nel contesto della sicurezza alimentare nazionale. Ma soprattutto riconoscono il «diritto fondamentale di ogni individuo a essere libero dalla fame», sostenuto dalla volontà politica di «creare le condizioni per ampliare l’accesso e la disponibilità di cibo sicuro, sano e nutriente».
L’altro passaggio chiave del documento dei leader riguarda la politica commerciale, di cui si invoca il ritorno a uno spirito «aperto e non discriminatorio». Proprio gli accordi regionali e internazionali sono i sistemi più efficaci attraverso cui realizzare la modernizzazione dell’agricoltura e dei sistemi alimentari. «Garantiscano gli approvvigionamenti, la sicurezza alimentare, la produzione e migliorino l’accesso e la disponibilità a diete sane», chiede il documento.
A questo scopo si esprime apprezzamento per gli “approcci Ubuntu” maturati durante la Conferenza, che puntano «ad affrontare gli impatti negativi dell’eccessiva volatilità dei prezzi alimentari, in particolare per le famiglie a basso reddito».













