Conclusa l’istruttoria tecnica, ieri il governo attraverso la cabina di regia per la coesione ha dato il via libera alla lista dei progetti dei fondi Ue 2021-2027 considerati prioritari. Sono in tutto 239, presentati da amministrazioni centrali e Regioni (tre presenti nell’elenco iniziale di 242 sono sospesi in attesa di ulteriori dettagli tecnici). Come anticipato dal Sole 24 Ore del 5 febbraio, il valore è complessivamente pari a 3,69 miliardi di euro e i settori interessati sono sei: idrico, rifiuti, energia, trasporti e mobilità sostenibile, attrattività delle imprese, dissesto idrogeologico e rischio idraulico. Gli ambiti prioritari erano stati individuati con la riforma della politica di coesione varata dall’ex ministro e ora commissario Ue Raffaele Fitto nel decreto legge 60 del 7 maggio 2024. Il Dipartimento per le politiche di coesione ha verificato la congruità dei progetti indicati con gli indici di priorità contenuti nel Dl passando poi il dossier alla cabina di regia presieduta dal ministro degli Affari Ue, Sud, coesione e Pnrr Tommaso Foti.
«L’innovazione introdotta per i progetti approvati – afferma Foti – si configura nel monitoraggio rafforzato orientato alla verifica dei risultati, che trae ispirazione dal Pnrr. E proprio al fine di un maggiore impegno per il raggiungimento degli obiettivi, per i progetti che traguarderanno le tappe procedurali indicate sarà riconosciuta una premialità in termini di risorse aggiuntive da programmare nell’ambito degli Accordi per la coesione. C’è comunque – ha aggiunto – l’esigenza di programmare e comunicare ulteriori interventi nei settori indicati dalla riforma». D’altro canto, in caso di ritardi eccessivi e ingiustificati, si potrebbe arrivare all’attivazione dei poteri sostitutivi della presidenza del Consiglio.
Per ricapitolare, la programmazione comunitaria 2021-2027 vale per l’Italia poco meno di 75 miliardi di euro, tra risorse europee e cofinanziamento nazionale. Di questa grande dote, una fetta di circa 35,6 miliardi rientra nei sei settori strategici individuati dalla riforma. E di questa quota, l’elenco di 3,69 miliardi di euro è dunque ritenuto la parte prioritaria. Questo censimento va inquadrato in un contesto di grande difficoltà a impegnare e certificare la spesa: secondo l’ultimo monitoraggio della Ragioneria dello Stato, aggiornato al 28 febbraio scorso, i pagamenti sono ancora fermi al 5 per cento.
Entrando nel dettaglio della lista approvata ieri dalla cabina di regia, sono inclusi sia gli interventi già selezionati sia quelli ancora in fase di pianificazione: oltre 100 progetti rientrano nell’ambito Sviluppo sostenibile, attrattività delle imprese e transizioni digitale e verde, una quarantina riguardano l’area Rifiuti, una trentina le Infrastrutture per il rischio idrogeologico e idraulico e la protezione dell’ambiente, e a seguire Energia, Trasporti e mobilità e Risorse idriche. In termini finanziari, invece, lo Sviluppo sostenibile rappresenta il 54% del totale, con quasi 2 miliardi, seguito da Trasporti e mobilità con 836 milioni (23%) mentre gli altri settori presentano una rilevanza più esigua, tra il 10 e il 3%. Dai ministeri è giunta l’indicazione, in tutto, di oltre 1,2 miliardi di cui 730 milioni si riferiscono al Fondo nuove competenze all’interno del Programma Giovani, donne e lavoro del ministero del Lavoro; 500 milioni al Fondo di garanzia Pmi nell’ambito del Programma Ricerca, innovazione e competitività del Mimit e poco meno di 20 milioni al Just transition fund della presidenza del Consiglio per le aree di Taranto e del Sulcis. Tra le Regioni, è la Campania quella ad avere indicato la somma più alta (733,9 milioni divisi in 28 interventi), seguita dalla Sicilia (576,5 milioni e 10 progetti). Poi cifre molto più basse: Puglia con 196,8 milioni, Toscana con circa milioni, Piemonte con 125,5 milioni e a seguire le altre.