«Uno dei passaggi che più mi ha colpito nel discorso di Ursula Von der Leyen è stato il passaggio relativo alla necessità di avviare una netta scelta sul fronte della sburocratizzazione e semplificazione: i nostri competitor a livello internazionale hanno una rapidità di azione che non ci consente di poter stare al passo con quei tempi se dobbiamo seguire iter così complessi. Ebbene, nel dibattito parlamentare la premier Giorgia Meloni pose questo come un tema centrale: il fatto che sia stato ripreso con questa modalità rappresenta un fatto sicuramente positivo».
E’ il ministro per gli Affari europei, il Sud e le Politiche di Coesione Raffaele Fitto a chiudere la settimana politica del Meeting di Rimini. Il titolo del panel è “Mercato unico, euro, Pnrr: quale sviluppo economico per l’Ue?” e assieme a Fitto è presente anche Enrico Letta, ex premier e autore di un recente rapporto sul mercato unico commissionatogli proprio da von der Leyen. Chiaro che il riconoscimento di Fitto alla riconfermata presidente della Commissione Ue va letto anche come posizionamento verso la sua nomina a commissario europeo da parte dell’Italia, nomina che dopo il via libera sia dei due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini dovrebbe essere formalizzata nel primo Cdm della ripresa post ferragostana. Il nostro Paese è l’unico, infatti, a non avere ancora formalizzato il nome: Meloni punta a una casella forte (Bilancio e Pnrr, a cui vorrebbe aggiungere i Fondi di coesione) e anche ad una vicepresidenza esecutiva, ma deve scontare la possibile penalizzazione per la scelta di votare contro von der Leyen in Consiglio Ue e in Parlamento di Strasburgo.
Il nodo risorse
Sul futuro della Ue Fitto non si sbilancia, ma si limita a sottolineare il nodo delle risorse in vista dell’allargamento a Est. «L’allargamento dell’Unione europea ha avuto un’accelerazione per ragioni diverse da quelle che tradizionalmente hanno portato l’Europa ad allargarsi verso altri Stati membri – dice riferendosi alla crisi ucraina -. Ma non è che noi possiamo pensare di andare verso un allargamento senza porci il problema dei costi. Se pensiamo di poter fare le stesse cose con un’Europa molto più grande con le stesse risorse sappiamo che non è possibile».
Tagliare la spesa improduttiva
Più vicino, in vista della prossima imminente legge di bilancio di cui i leader cominceranno a discutere nel previsto vertice del 30 agosto, è il tema dei limiti di bilancio a fronte del debito monstre di 3mila miliardi. E su questo punto, un po’ fuori dal coro, Fitto pone come priorità il controllo della spesa pubblica improduttiva. «La spesa pubblica è aumentata e in alcuni casi è aumentata in modo discutibile, occorre una riduzione della spesa pubblica improduttiva». E ancora: «C’è bisogno di una spesa buona, una spesa positiva che ci consenta di rientrare del debito, e questa è legata al Pnrr… La crescita è determinata dalla qualità della spesa, che ci consente di rientrare dal debito. La strada è obbligata e la qualità della spesa nel Pnrr è fondamentale».
E sul Pnrr serve focus sulle riforme
«Si parla molto della spesa del Pnrr, non si parla per nulla delle riforme del Pnrr, come se questo fosse un piano di spesa dove devi solo spendere i soldi, e se non li spendi va male», sottolinea il ministro parlando di Piano nazionale di ripresa e resilienza. E nel rispondere a chi sottolinea i ritardi del Governo sull’attuazione del Recovery e la spesa sostenuta il ministro precisa che: «I soldi li stiamo spendendo e anche in tempi rapidi e in modo efficace, ma è importante considerare che il tema delle riforme è decisivo, queste risorse sono una tantum, vanno spese bene e integrate in un sistema di riforme che consenta al nostro Paese di iniziare un percorso nuovo per il futuro». E chiude sottolineando che «quando si parla di Pnrr si parla di spesa e basta, ma otteniamo le risorse perché raggiungiamo le rate, che sono fatte da decine di obiettivi, in cui non ci sono molti obiettivi intermedi delle riforme».