Storie Web giovedì, Luglio 3
Notiziario

In Italia la legge sul fine vita fa un passo avanti al Senato. E dopo mesi di stop and go e polemiche, diventa un testo scritto, corretto rispetto alla bozza dei giorni scorsi. Da oltre un anno, erano infatti 5 le proposte di legge presentate (di maggioranza e di opposizione) senza mai trasformarsi in una condivisa. Compito affidato a dicembre al comitato ristretto, ma faticosamente all’opera. Da qui il ’blitz’ della maggioranza che, ha messo nero su bianco la sua proposta formata da 4 articoli. L’esame è previsto in Aula il 17 luglio. Nel primo articolo si riconosce il diritto alla vita come “presupposto di tutti i diritti dell’ordinamento” e la tutela della vita di ogni persona “senza distinzioni” di età, salute e condizioni sociali.

È sparita quindi l’espressione “dal concepimento alla morte naturale” che aveva fatto inferocire le opposizioni, convinte che fosse un attentato all’aborto. Il trattamento non sarà a carico del Servizio sanitario nazionale: né medici né strumenti né farmaci del “pubblico” potranno essere usati per questo scopo. Viene confermato che chi aiuta una persona nel trattamento di fine vita non commette reato e non è punibile. Sarà il Comitato nazionale di valutazione – e non più Comitato etico – a valutare se i malati hanno i requisiti richiesti. Ma rispetto alla bozza si accorciano i tempi: in tutto 90 giorni e non più 120. Cala sensibilmente pure il tempo per ripresentare la domanda se la prima è stata bocciata: da 4 anni sei mesi. Resta la nomina governativa del Comitato (con decreti del presidente del Consiglio), aspetto che la sinistra considera “troppo politicizzato”. Infine, le cure palliative non saranno obbligatorie ma rese disponibili e l’articolo 3 disciplina come garantirne l’accesso, per cercare di evitare disparità tra Regioni.

Come si muovono gli altri Paesi

Non solo l’Italia si muove per adottare nuove regole nell’ambito del “suicidio medicalmente assistito”, ovvero la situzione in cui la persona induce in maniera autonoma e volontaria la propria morte attraverso l’autosomministrazione, per via orale oppure endovena, del farmaco letale. Allo stato attuale, secondo l’ultimo aggiornamento dell’Associazione Luca Coscioni, sono 23 gli stati in cui è consentito il suicidio medicalmente assistito. Tra questi, per rimanere all’Europa, Germania, Svizzera, Austria, Belgio, Spagna e Portogallo. In Italia è legale per le persone che dipendono da trattamenti di sostegno vitale. Non è invece consentito in 101 stati. Tra questi, sempre rimanendo all’Europa, Francia, Regno Unito, Polonia, Finlandia, Norvegia, Svezia e Irlanda, Federazione russa.

Francia

In Francia, le regole sul fine vita si basano principalmente sulla legge Claeys-Leonetti del 2016, che ha aggiornato una precedente legge del 2005. Queste leggi definiscono il quadro giuridico del fine vita in Francia, senza legalizzare l’eutanasia o il suicidio assistito. Nel 2024 il presidente Emmanuel Macron ha annunciato l’intenzione di presentare un nuovo progetto di legge sul fine vita, con la possibilità di legalizzare una forma regolata di suicidio assistito. Di recente l’Assemblée nationale ha approvato, in prima lettura, due proposte di legge sul fine vita: la prima, all’unanimità, sulla garanzia dell’accesso alle cure palliative dappertutto in Francia e la seconda sull’«aiuto a morire». Ora manca il via libera del Senato. Tra le soluzioni previste, il paziente deve essere di nazionalità francese oppure residente ufficiale, deve essere affetto da una malattia grave e incurabile, che causa sofferenze insopportabili; deve inoltre esprimere la volontà di morire in situazione cosciente, se possibile con una domanda scritta. È pertanto il malato che deve fare domanda. La richiesta sarà esaminata da un collegio sanitario di tre persone, il paziente ha 48 ore di tempo per cambiare idea, il medico 15 giorni per rispondere alla domanda e dovrà tener conto non solo della “quantità” di vita che resta ma anche della sua “qualità”.

Regno Unito

Sempre di recente la Camera dei Comuni ha dato il via libera in terza e ultima lettura a una proposta di legge per permettere e regolamentare la morte assistita. Soluzione quest’ultima che il Parlamento del Regno Unito aveva bocciato a maggioranza ancora dieci anni fa. Il testo, denominato Terminally Ill Adults (End of Life) Bill, vale per l’Inghilterra e il Galles, mentre Scozia e Irlanda del Nord sono avviate a legiferare sulla materia autonomamente in forza della devolution. La parola è dunque passata alla Camera dei Lord, la camera alta, che può proporre emendamenti o rallentare il via libera definitivo di una legge, non no stopparla. Il testo limita la possibilità di chiedere “il suicidio assistito” – con il consenso di due medici – a tutte le persone dai 18 anni in su soggette a “diagnosi terminali” con aspettativa di vita indicata non oltre i 6 mesi. Previsto peraltro il diritto all’obiezione di coscienza per i sanitari.

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