Storie Web mercoledì, Aprile 16
Notiziario

Un calo di fiducia. Fisiologico, forse, dopo anni di sbornia green. È quello che emerge da un’indagine commissionata da Etica Sgr a Bva/Doxa fra 20 distributori di prodotti finanziari.

Tre gli elementi segnalati dai collocatori che starebbero a monte di questa frenata: 1) un incremento delle performance dei prodotti non sostenibili rispetto a quelli green anche alla luce degli scenari geopolitici; 2) una crescente competitività dei titoli di Stato e 3) una minore convinzione verso la sostenibilità da parte della gente dovuta a dubbi sull’effettiva sostenibilità e sull’effettivo vantaggio di alcune tipologie di business come per esempio l’auto elettrica.

Il futuro

La grande rincorsa dei prodotti finanziari sostenibili è dunque finita? La risposta è no. Ma, secondo i collocatori, «nel futuro prossimo si ritiene che i prodotti Esg potranno avere ulteriore spazio seppur in modo contenuto e graduale».

Tale spazio dovrebbe essere trovato soprattutto «in nuovi portafogli», ad esempio nei piani di accumulo (Pac) dei clienti più giovani. Per gli altri clienti sarà più difficile: i distributori spiegano che sarà difficile individuare dello spazio nei portafogli che «ancora non hanno una parte sostenibile». E poi, viene aggiunto, la crescita sarà anche direttamente proporzionale all’aumento dell’universo investibile ovvero «al numero di aziende “investibili” dalla finanza sostenibile e dalle performance che dimostreranno nel tempo».

Salto indietro di 10 anni

Leggendo queste risposte sembra di fare un salto indietro di dieci anni, a prima del 2015, anno spartiacque per la finanza sostenibile, l’anno del Trattato di Parigi sulla riduzione della CO2 e dell’encliclica Laudato Si’ sulla casa comune.

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