Storie Web giovedì, Giugno 19
Notiziario

Il sogno del posto fisso sino alla pensione non riguarda tutti. Perché quattro lavoratori italiani su dieci su dieci hanno cambiato impiego negli ultimi 6 mesi o intendono farlo a breve. A motivare questa scelta c’è lo stipendio, ma anche il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata. È quanto emerge dall’indagine Randstad ( Randstad Employer Brand Research) che coinvolge 171.000 intervistati e 6400 aziende in 34 Paesi a livello globale, e che ha visto intervistare in Italia oltre 7500 persone (occupati e non occupati) tra i 18 e 64 anni sull’attrattività percepita di 150 aziende potenziali datori di lavoro, attraverso un sondaggio indipendente in cui nessuna azienda si può iscrivere volontariamente per partecipare.

Stipendio ed equilibrio lavoro vita privata

«In un datore di lavoro ricercano prima di tutto equilibrio tra lavoro e vita privata (in cima alle preferenze e sempre più importante anno dopo anno) e poi atmosfera di lavoro piacevole, retribuzione interessante, sicurezza del posto e diversità e inclusione – riporta Randstad -. Ma, in tempi di alta inflazione, lo stipendio è tutt’altro che secondario: solo meno di metà dei dipendenti italiani si sente adeguatamente retribuita e una remunerazione insufficiente è la prima ragione che spinge a lasciare il posto attuale».

La Gen Z

Lo scenario che emerge è quello di un cambiamento. Nel 2025 si amplia la distanza tra le generazioni, con la Generazione Z «che esprime preferenze, aspettative e abitudini differenti da tutte le alte» «Se nella media il 13% degli italiani ha cambiato impiego negli ultimi 6 mesi – si legge ancora -, i membri della Gen Z lo hanno fatto nel 17% dei casi, un tasso quasi tre volte superiore ai Baby Boomers (6%)». Nella scelta del datore di lavoro ideale, la Gen Z dà minore valore alla sicurezza del posto e maggiore alle opportunità di formazione e sviluppo. Nella ricerca di un nuovo impiego si affida di più a LinkedIn – Google e meno alle reti relazionali. Si sente di appartenere in maggior misura a minoranze (il 34%, rispetto al 23% della media) e sottolinea di più l’importanza della diversità e inclusione nelle organizzazioni.

Al centro le priorità delle persone

«L’equilibrio tra vita e lavoro acquista sempre maggiore importanza nelle priorità delle persone, anche se in un periodo di incertezza e alto costo della vita lo stipendio resta fondamentale nella scelta di cambiare impiego – commenta Marco Ceresa, Group CEO di Randstad -. Le preferenze dei lavoratori variano molto a seconda della specializzazione professionale e soprattutto dell’età: la Gen Z evidenzia priorità, bisogni, fasi di carriera e comportamenti diversi, che evidenziano la necessità di strategie di Employer Branding sempre più mirate e diversificate, per cogliere le esigenze specifiche, allo scopo di attrarre e trattenere il talento in una competizione che si fa sempre più forte anche tra settori diversi».

L’azienda ideale

Dalla ricerca emerge che Ferrero è il datore di lavoro ideale per gli italiani: «Con il 68,5% di preferenze, l’azienda di Alba è al primo posto nelle preferenze dei lavoratori e ha ritirato oggi il Randstad Employer Brand 2025 – si legge ancora nel resoconto dello studio -. Inoltre, l’ultima edizione dell’indagine ha premiato le dieci realtà che si sono distinte per attrattività all’interno dei rispettivi settori specifici di riferimento: ABB è l’azienda più attrattiva come datore di lavoro nell’elettronica, Automobili Lamborghini nell’automotive, Brembo nella componentistica auto, Chiesi Farmaceutici nel farmaceutico, EssilorLuxottica nell’industria metallurgica, Gruppo Mondadori nei media, IBM nell’ICT, Italo nei trasporti, Leonardo nell’aeronautico e Maugeri nella Sanità».

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