Storie Web domenica, Giugno 23
Notiziario

È improbabile trovare qualche manager che, nella Milano ossessionata dai pranzi di lavoro, abbia trascorso meno ore di Claudio Benedetti nei ristoranti della città. L’ormai ex storico direttore generale di Federchimica, carica che ha ricoperto negli ultimi 22 anni, dopo oltre mezzo secolo al servizio della Federazione, ha concluso il suo incarico. Come spiega l’attuale presidente degli industriali chimici, Francesco Buzzella, per sua scelta, perché la stima di tutti non avrebbe mai portato a una soluzione diversa. Il testimone passa al suo vice, Andrea Lavagnini, che lo ha affiancato in Federchimica per 38 anni. Come sa bene chi lo conosce, Benedetti è un uomo di dialogo e di relazioni, che rinuncia volentieri al pranzo e al passatempo delle parole. Come anche ai riflettori che ha sempre voluto che fossero puntati solo sulla Federazione, con i suoi interessi e con i suoi presidenti. Valtellinese di nascita, è cresciuto a Milano, sua città d’elezione. Dopo il liceo scientifico Leonardo da Vinci e la laurea in giurisprudenza alla Statale, un conoscente gli parla di un’associazione – che allora si chiamava Aschimici – che era alla ricerca di giovani. Era il 1973. Colloquio. Preso.

Puntualissimo ad arrivare alle 8.30 del mattino, dopo aver già letto tutti i giornali, elastico ad uscire dalla sede di via Giovanni da Procida a Milano, dopo le nove di sera. Sempre guidato dal suo senso di equilibrio. Una condizione che scoprirà essere essenziale per amministrare una Federazione che oggi conta 1.500 associate, 17 associazioni di settore e 38 gruppi merceologici in settori che vanno dall’acido solforico fino alla cosmetica. Scelte, svolte e candidature Benedetti le ha costruite puntando sempre all’unanimità, grazie a una qualità che gli riconoscono tutti: essere uomo di parola. L’imprenditore, oltre che past president della Federazione, Paolo Lamberti, quando ne parla, ricorre agli antichi greci che avrebbero parlato di «Agape, amore disinteressato, avere caro qualcosa o qualcuno, coraggio. Caritas è invece l’equivalente latino per indicare lo slancio, l’entusiasmo dell’amore», verso la sua seconda famiglia, come ha sempre considerato Federchimica.

La sua abilità diplomatica è risaputa, come anche la sua sincerità. L’eloquio e la cultura raffinati ne hanno fatto un gran conversatore e confidente di tanti imprenditori, che volentieri si sono aperti per consigli anche personali, soprattutto nei momenti dei passaggi generazionali. Sempre al servizio della Federazione, non si è mai lasciato andare a facili simpatie e opinioni, come fanno i grandi tessitori e coloro che hanno visione e sanno che gli equilibri si costruiscono con molto lavoro. Capace di dialogare con tutte le forze politiche e con l’Europa, con le sue istituzioni e con i suoi parlamentari, non è stato un caso se i colleghi europei gli hanno organizzato una cena finale alla presenza dell’Ambasciatore italiano alla sede Permanente della Ue, donandogli una raccolta di espressioni di riconoscimento. Anche con i sindacati della chimica non si sono mai consumate rotture.

Imprenditori di scienza e conoscenza, i chimici sono meno amanti delle luci della ribalta che lasciano a tutti gli altri settori, consapevoli del fatto che non esiste nulla senza chimica. Una delle cose a cui ha largamente contribuito Benedetti è stata proprio la creazione di questa consapevolezza che ha poi portato tanti a deporre le armi dei contrasti tra settori, sempre rapidamente smorzati sul nascere. Niente di strano allora quando si sente Buzzella dire che «l’autorevolezza e la credibilità raggiunta dalla nostra Federazione sono in larga parte legate all’attività di Claudio Benedetti». O Cesare Puccioni che ricorda «la stima, la compattezza all’interno della Federazione per le decisioni prese, per l’efficienza di come è gestita e amministrata». I fratelli Marco e Veronica Squinzi ne parlano ricordando le parole del padre Giorgio: «È stato un grande onore fare il presidente di Federchimica. E mi considero anche fortunato per aver incontrato Claudio, una persona di straordinaria intelligenza, equilibrio e capacità organizzativa, ma soprattutto un amico fraterno, con il quale ho attraversato la vita». Per Diana Bracco «al di là della sua competenza professionale il dottor Benedetti ha sempre saputo creare dei rapporti personali di stima e direi anche di simpatia umana. Caratteristiche uniche che gli hanno permesso di rendere Federchimica un’isola felice nel mondo associativo». Benito Benedini racconta di «un lungo cammino insieme che dura da 50 anni e una grande amicizia. Sono stati alcuni anni difficili e molti altri gloriosi». Per Giorgio Porta la sensazione è sempre stata quella che fosse lui «l’uomo di riferimento del sistema». Benedetti continuerà a collaborare come consigliere di Fonchim e Faschim, vicepresidente di Certiquality e come presidente di Accademia, la società immobiliare di Federchimica. In questo ruolo sarà componente di diritto del Consiglio generale della Federazione, di cui si è messo ancora a disposizione. Il filo con la famiglia di Federchimica non si spezza. E non poteva che essere così, dopo averne vissuto le vicissitudini per più di mezzo secolo.

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