Nel 2024 la fecondità è stimata in 1,18 figli per donna: si tratta di un valore inferiore a quello dello scorso anno e sotto il precedente minimo storico di 1,19 figli per donna registrato nel 1995. Lo rileva l’Istat nel rapporto sugli indicatori demografici.
Il calo della fecondità al Sud
«La contrazione della fecondità – sottolinea l’istituto di statistica – riguarda in particolar modo il Nord e il Mezzogiorno. Infatti, mentre nel Centro il numero medio di figli per donna si mantiene stabile (pari a 1,12), nel Nord scende a 1,19 (da 1,21 del 2023) e nel Mezzogiorno a 1,20 (da 1,24)». Il Sud può vantare la fecondità «relativamente più elevata» ma allo stesso tempo soffre della «flessione maggiore».
Cresce ancora l’età media del parto
Accanto alla riduzione della fecondità, fa notare l’Istat, nel 2024 continua a crescere l’età media al parto, che si attesta a 32,6 anni (+0,1 in decimi di anno sul 2023). «Il fenomeno della posticipazione delle nascite è di significativo impatto sulla riduzione generale della fecondità, poiché più si ritardano le scelte di maternità più si riduce l’arco temporale a disposizione delle potenziali madri per la realizzazione dei progetti familiari. L’aumento dell’età media al parto si registra in tutto il territorio nazionale, con il Nord e il Centro che continuano a registrare il valore più elevato: rispettivamente 32,7 e 33,0 anni, contro 32,3 anni del Mezzogiorno».