In tale contesto, una protezione sociale integrativa potrebbe rappresentare l’unica risposta valida alle sfide in arrivo. Tuttavia, l’Europa è in forte ritardo in questo settore. Il messaggio è chiaro: non possiamo più rimandare la trasformazione dei nostri sistemi di welfare, perché la protezione sociale rischia di spaccare la politica e la società molto prima di quanto abbiamo immaginato finora.
Fast Forward Foundation è nata prima del Rapporto Draghi, ma è figlia delle stesse “preoccupazioni”. L’approccio che ci sembra più promettente è il welfare integrato. Significa combinare gli sforzi di organizzazioni pubbliche, private, profit e non, intorno alle esigenze delle singole persone. Occorre riconfigurare servizi, governance, normative, modelli di finanziamento, modelli gestionali, infrastrutture digitali, per non parlare della necessità di conciliare culture professionali, interessi, incentivi, obiettivi politici.
La scommessa della nostra Fondazione è che il modo migliore per farlo sia insieme, utilizzando un metodo sperimentale. Siamo infatti un laboratorio aperto a tutti gli stakeholder – pubblici, privati e del terzo settore – interessati a studiare singoli problemi concreti, a co-progettare nuove soluzioni, e a testarle nel mondo reale prima di implementarle su larga scala.
Con una serie di straordinari partner e con il sostegno del fondatore, BFF Bank, stiamo già lavorando a diverse iniziative: un progetto per aiutare gli studenti universitari italiani a costruire una previdenza complementare già negli anni di studio, un progetto a livello europeo per disegnare un modello di riferimento sull’organizzazione della long term care, e uno strumento potenzialmente rivoluzionario per aiutare i cittadini a costruire un portafoglio previdenziale, che presentiamo in questi giorni al World Forum on Well-being organizzato dall’OCSE e dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, con la collaborazione dell’ISTAT e il sostegno della Banca d’Italia.
Il Rapporto Draghi, infatti, non si rivolge solo alle massime istituzioni europee, ma a tutte le istituzioni, a tutti i livelli, e a tutti gli attori della nostra vita economica. E noi ci siamo.