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Gabry Ponte, il prossimo 28 giugno 2025, sarà il primo dj a suonare in una struttura come lo stadio San Siro di Milano. Qui l’intervista al dj italiano, tra i musicisti più riconosciuti al mondo.

Gabry Ponte, foto di Pier Costantini

Gabry Ponte, tra i dj italiani più riconosciuti all’estero, ma anche il musicista italiano con più ascoltatori mensili su Spotify, si sta avviando a un traguardo storico. Dopo aver celebrato i 25 anni di carriera con un tour che lo ha portato a suonare in oltre 150 eventi negli ultimi 24 mesi, ha segnato in rosso sul calendario la data del 28 giugno 2025, con un’unica destinazione: lo stadio San Siro di Milano. Sarà il primo dj a suonare in un impianto del genere, un’ascesa cominciata lo scorso gennaio con il Forum di Assago. Il record di presenze e il viaggio nelle più grandi arene di mezzo mondo collimerà il prossimo 28 giugno, in una festa che attraverserà più generazioni di pubblico: “Quando ho iniziato a mettere i primi dischi a 20 anni, c’erano ragazzi che venivano a ballare. Andavamo tutti in discoteca, io a mettere dischi e loro a ballare. Le stesse persone che venivano a sentire Blue, oggi vengono ai concerti con i figli: mi trovo davanti generazioni diverse. Persone che ballano canzoni che sono uscite quando loro non erano ancora nate, e magari anche persone con cui siamo cresciuti assieme“. Qui l’intervista a Gabry Ponte.

Quali sono le prime sensazioni quando hai saputo di dover fare un stadio come San Siro?

Innanzitutto non ho saputo di dover fare uno stadio. Ho deciso di voler fare uno stadio. Io sono molto istintivo, a volte anche un po un po matto: a volte non penso troppo prima di agire quando qualcosa mi prende a livello emotivo.

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Com’è nata l’idea?

L’anno scorso ho fatto questa tournée nelle arene che è iniziata con il live al Forum: è stato un grande successo oltre le aspettative, ma non solo in termini di numeri, ma anche perché storicamente il dj appartiene ai club. L’idea di fare il Forum era già qualcosa al di fuori di ogni possibile pensierio, ma nonostante questo è stata una serata bellissima. L’atmosfera che si respirava, quella di una festa in famiglia gigantesca, sublimata da generazioni diverse unite dalla stessa musica. Finisce il concerto, la musica si spegne e uscendo dal palco si accendono le luci del Forum, ancora imballato. Da sotto sento un gruppo di ragazzi dal parterre che inizia a gridare ‘San Siro, San Siro’ e il coro diventa sempre più grande.

Gabry Ponte, foto di Francesco Prandoni

Gabry Ponte, foto di Francesco Prandoni

Ti ha spinto verso questa scelta?

Ci ho dormito sopra e la mattina dopo mi son detto che avrei dovuto provarci. Ho parlato con il mio team, che è più folle di me, e mi ha seguito, mettendo in piedi questa cosa senza pensarci troppo. Poi devo dire la verità, non so come andrà a San Siro perché ripeto, si tratta di numeri enormi.

Sarai il primo dj in Italia a suonare in uno stadio.

Non so se lo riempiremo, ma non mi interessa più di tanto. Sono sicuro che sarà una bella festa, un’atmosfera come quella che c’è stata al Forum e nelle altre arene. Quello per me vale tutto.

E il pubblico? Chi ti aspetti sotto la consolle?

Il pubblico è cresciuto molto, sia in termini di numeri, ma anche d’età. C’erano persono con cui sono cresciuto insieme, perché quando ho iniziato a mettere i primi dischi a 20 anni, c’erano ragazzi che venivano a ballare. Andavamo tutti in discoteca, io a mettere dischi e loro a ballare. Le stesse persone che venivano a sentire Blue, oggi vengono ai concerti con i figli: mi trovo davanti generazioni diverse. Persone che ballano canzoni che sono uscite quando loro non erano ancora nate, e magari anche persone con cui siamo cresciuti assieme. Si è creato un movimento che sarà agevolato nell’acquisto dei biglietti.

Come?

La prima prevendita dei biglietti per questo concerto è dedicata a loro: ci saranno 2/3 giorni in cui soltano la mia fanbase, quella più stretta, potrà acquistare i biglietti.

Come pensi sia cambiato il mondo della musica del vivo e l’atteggiamento del pubblico, dopo anni, durante il periodo pandemico, in cui questo mondo sembrava scomparso?

Non sapevo cosa aspettarmi onestamente. Non sapevamo se sarebbe finito tutto. Poi, negli anni successivi, c’è stato un entusiasmo diverso, la gente aveva voglia di uscire, di andare ai concerti, di andare a ballare. C’erano molti più affluenza, molti più eventi.

E adesso?

Adesso si è tornati esattamente a com’era prima, nel numero di concerti e di quantità di persone che si spostano.

C’è un brano che ha avuto un significato particolare nella tua vita, oltre ai grandissimi successi?

Non ho ancora una risposta univoca: per me ogni pezzo è legato veramente a un momento del mio percorso e della mia vita.

E invece cosa significa per te essere uno dei dj più importanti al mondo? Come ti fa sentire essere riconosciuto come uno dei musicisti italiani più importanti?

Sicuramente grande soddisfazione e orgoglio, ma anche gratitudine verso i fan e verso le persone che mi seguono, che ascoltano la mia musica. Vuol dire che sto facendo nel modo giusto qualcosa che mi piace: è gratificante ed è ancora più bello.

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