Storie Web venerdì, Maggio 23
Notiziario

Da un lato un nuovo Pontefice che, già con la scelta del proprio nome, intende lanciare un messaggio sul ruolo per niente neutrale della Chiesa rispetto allo sviluppo dell’intelligenza artificiale; dall’altro la Commissione europea, alle prese con un ambizioso (per alcuni tardivo, per altri improvvido) progetto di semplificazione di alcune norme sulla data economy. Due eventi molto diversi e solo apparentemente distanti, ma che se letti in modo combinato possono dirci molto su uno dei temi più importanti di questi anni: la governance dei dati e delle nuove tecnologie. Da qui passa economia, progresso tecnologico e sviluppo sostenibile, politiche sociali, diritti, regole e nuovo umanesimo.

Papa Leone XIV e le sfide dell’Ia

Nessuno dubitava che le sfide poste dall’avvento dell’intelligenza artificiale sarebbero state affrontate nel corso del nuovo pontificato di Papa Leone XIV. Ciò anche in continuità con quanto di importante già fatto da Papa Francesco, che in più occasioni ha richiamato la comunità internazionale a sviluppare un’etica dell’innovazione per rendere questa tecnologia uno strumento di servizio e di progresso per l’umanità tutta e, nel frattempo, aveva dato impulso a diverse iniziative, inclusa l’emanazione a gennaio di quest’anno di regole sugli usi pericolosi e vietati dell’AI.

Forse in pochi, però, si aspettavano che il nuovo Pontefice avrebbe lanciato un messaggio così forte sul tema già con uno dei primissimi atti del suo pontificato. «Ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro».

Il Sommo Pontefice ha cosi voluto fin da subito tracciare la via che dovrebbe guidare l’umanità e ogni Stato nelle scelte sulla governance dell’IA, mettendo al servizio di tutti i valori di una dottrina che già in passato ha affrontato rivoluzioni come quella delle macchine intelligenti, ponendo sempre al centro una visione antropocentrica e di tutela dei valori e dei diritti fondamentali della persona.

La posizione europea

L’intelligenza artificiale deve essere posizionata e guidata entro questi fondamentali binari, a beneficio di tutta l’umanità. Una posizione, questa, fragorosamente vicina a quella adottata ormai da anni dall’Unione Europea, che sin dalla prima edizione della normativa sulla libera circolazione e protezione dei dati del 1995, ha posto al centro dei trattamenti automatizzati dei dati personali, proprio la tutela integrale della dignità degli individui, quale precondizione per il godimento dei diritti e delle libertà fondamentali riconosciute dalle varie carte costituzionali europee e dal Trattato di Lisbona. C’è dunque un inaspettato filo rosso che unisce il pensiero dei padri fondatori della cosiddetta privacy, da Rodotà a Simitis e a Buttarelli, a quello del Santo Padre appena eletto. L’unico strumento a disposizione per realizzare questo obiettivo non negoziabile sono le normative comunitarie e nazionali, le uniche in grado di tradurre i valori e i diritti fondamentali in regole di mercato, requisiti di progettazione e strumenti di governance e controllo, a beneficio anche di imprese e soggetti pubblici, esattamente come fatto dall’Unione europea con la nuova legge sull’IA (l’Artificial Intelligence Act), figlia del rivoluzionario Regolamento Generale sulla protezione dei dati (il Gdpr).

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