Gli italiani temono una nuova crisi economica globale ed eventi climatici estremi, credono alla stabilità dell’attuale governo e approvano molti dei provvedimenti attuati o proposti. Anche se in molti ritengono che il nostro Paese abbia un ruolo marginale nello scacchiere internazionale: il 39,6%, secondo lo studio Eurispes, ritiene che il nostro sia uno Stato che in parte decide autonomamente e in parte segue le linee politiche di Usa e Ue. Il 43,2% si sente soprattutto un cittadino italiano. Poco meno di un italiano su cinque (22%) si sente europeo.
Questo è quanto emerge dal 37° rapporto Eurispes, che evidenzia un certo smarrimento dovuto più a fattori esterni al Paese, come la paura di nuova crisi economica globale, i conflitti in atto, gli eventi climatici estremi.
Ad aprire il Rapporto, le Considerazioni generali a firma del Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, che offre una lettura di alcuni dei processi di cambiamento in atto: “L’Italia al bivio, avevamo sottolineato lo scorso anno; e lo è ancora in questo 2025 che continua ad essere carico di tensioni, rotture, tragedie sul fronte interno e su quello internazionale. Siamo ancora di fronte al bivio delle scelte di fondo, personali e collettive, che occorre compiere in risposta alle nuove sfide determinate dai cambiamenti, spesso sorprendenti e radicali. Questa affermazione non è il frutto di un esercizio di retorica, ma trova giustificazione nelle analisi, nella valutazione dei processi di trasformazione della nostra società. Quando dalla superficie proviamo ad andare in profondità, quando decidiamo di alzare il velo delle apparenze, allora emerge in tutta la sua gravità la portata della crisi attuale, una crisi che intacca e deprime i valori e i fattori fondamentali sui quali si sono basati e organizzati i nostri sistemi di convivenza, i nostri processi di crescita e di sviluppo. Lo stato di incertezza coinvolge, ad esempio: la nostra idea di pace, come condizione imprescindibile della convivenza tra i popoli e gli Stati”.
Tuttavia, in generale, vivere in Italia è considerata una fortuna: lo pensano più di sette italiani su dieci. Le bellezze naturali(21,6%), la tradizione artistica e culturale (19,6%) e la buona cucina (14,8%), la libertà d’opinione ed espressione (13,2%) e il clima favorevole (12%) sono i primi cinque motivi che rendono una fortuna il vivere nello Stivale. Tra chi invece lo considera una sfortuna, le motivazioni sono: le condizioni economiche generali(23,2%) e la precarietà lavorativa (22,7%)
L’indagine ha voluto far emergere anche la presenza di elementi di degrado e problematiche sociali nella zona in cui si vive. La criminalità giovanile è il fenomeno indicato in più netta crescita: ben il 52,5% dei cittadini ritiene che baby gang e teppismo siano aumentati nella propria zona, un dato particolarmente allarmante poiché rappresenta una maggioranza assoluta.
Un terzo dei cittadini (33,3%) ha ravvisato un incremento dell’accattonaggio, con un ulteriore 31,8% che ritiene il fenomeno stabile.
Secondo i dati del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, il numero delle vittime di truffa ha fatto registrare un incremento pressoché costante dal 2015 al 2023 ed una flessione nel 2024. Di contro, il numero delle vittime di truffa over 65 registra nel 2024 un sensibile aumento (+5.782casi), passando dai 37.108 casi del 2023 a 42.890 (+15,58%). La fascia più colpita è quella tra i 65 e i 70 anni di età.