È Intesa Sanpaolo la banca italiana con la più alta percentuale di attività finanziarie green (3,32%), seguita da Banco Bpm (2,28%) e UniCredit (1,78%). A stilare la classifica è stata la società di revisione contabile, Rsm, che ha analizzato le Dichiarazioni non finanziarie (Dnf) di 16 istituti di credito italiani, applicando il Green asset ratio (Gar), indicatore introdotto dal regolamento europeo 852/2020, che misura la quota di attività finanziarie verdi nei portafogli delle banche. «Il Gar è il rapporto tra le esposizioni green di una banca e la totalità delle esposizioni verso imprese, famiglie e amministrazioni locali», ricorda Raffaele Mazzeo, partner financial sector e Esg leader di Rsm, autore del report assieme al collega Simone Segnalini. I 16 istituti rappresentano il 76,3% del sistema bancario italiano come total asset.
La normativa Ue obbliga gli istituti di credito a fornire informazioni sul Gar. Le attività green sono quelle allineate alla tassonomia, la classificazione introdotta dall’Ue che stabilisce quali siano le attività effettivamente ecosostenibili. Nelle Dnf del 2023, pubblicate quest’anno, per la prima volta gli istituti hanno fornito tale informazione. «Il Gar prevede al numeratore le attività allineate alla tassonomia europea – evidenzia Mazzeo – e al denominatore il totale delle attività, escluse le esposizioni verso le amministrazioni centrali e gli emittenti sovranazionali, quelle verso banche centrali e il portafoglio di trading».
Il report
Inoltre c’è da sottolineare la metodologia di calcolo del Gar. Argomento che fornisce molte informazioni agli operatori finanziari: vi è il calcolo basato sul Capex ovvero sulle spese in conto capitale; e vi è quello relativo al fatturato generato dalle attività economiche (turnover based). La graduatoria di Rsm si basa sul metodo basato sul Capex.
Le percentuali del Gar delle singole banche sono destinate ad aumentare, sottolineano i consulenti. Per due ordini di motivi. Il primo riguarda il perimetro della tassonomia che nel 2023 era ancora limitato ad appena due (mitigazione e adattamento) dei sei obiettivi ambientali previsti.
Obbligo Dnf
C’è poi un’altra causa che spingerà la crescita dell’indicatore Gar e riguarda le esposizioni delle banche verso le imprese. Oggi il Gar è calcolabile soltanto sull’esposizione verso quelle imprese che hanno l’obbligo della Dnf perché è in tali documenti che sono reperibili le informazioni necessarie. «Al momento – afferma Mazzeo – il valore contabile lordo delle esposizioni delle banche verso le imprese non finanziarie è di 652 miliardi di euro. Le esposizioni verso le aziende non finanziarie soggette agli obblighi della Dnf ammontano invece a 79,5 miliardi. In termini percentuali siamo attorno al 12,19 per cento». Di questi 79,5 miliardi, il 20,93% è allineato con la tassonomia.