Storie Web mercoledì, Gennaio 8
Notiziario

La morsa asiatica

Il perché lo si trova nell’ingresso a partire dagli anni 2000 e nella progressiva espansione dei grandi colossi asiatici e mediorientali nel mercato Emea (Europe, Middel east and Africa) dove è cambiata significativamente la distribuzione delle quote. È così che oggi sono Haier, Hisense, Beko, Samsung, Lg a dare le carte anche in quest’area. «Le imprese sono strette tra una concorrenza asiatica agguerrita e costi di produzione molto più alti, sempre più alti che altrove, anche per via dell’energia che in Cina costa un terzo dell’Europa e in Italia è ancora più cara», continua Ficco. La compressione della marginalità in molti casi si è tradotta in perdite oggi non più sostenibili.

Il rilancio non può che passare da ingenti investimenti, come mostra la storia di alcuni siti, tra cui per l’Italia si può citare senz’altro Susegana dove la Electrolux produce frigoriferi e in una sola linea ha investito 110 milioni di euro. E del resto, dice Larghi, «la più grossa garanzia che possiamo avere da una multinazionale è che faccia investimenti significativi, che abbia poi bisogno di fare ammortamenti e rientrare dagli investimenti». Gli investimenti, però, non possono essere sganciati dalle vendite e dalla marginalità.

Il peso della supply chain debole

Nel caso degli elettrodomestici, a complicare lo scenario, è stata la geopolitica che è entrata in fabbrica poco tempo dopo il grande rimbalzo del periodo pandemico. Tra il mercato che si restringe e i costi che aumentano, il tema, oggi, è come rendere sostenibili le produzioni. Come detto i produttori europei, e ancor più quelli italiani devono remare controcorrente non solo per il costo dell’energia, ma anche per quello delle materie prime e più in generale della supply chain.

I produttori asiatici possono contare su un catena molto snella, disponendo di energia a basso costo e materie prime sul posto. L’Europa e l’Italia no. «Gli anelli della supply chain ossia le singole fasi che compongono la catena di approvvigionamento si dividono in tre grandi fasi, l’approvvigionamento delle materie prime, la produzione, la distribuzione. Quanti più anelli attraversa un prodotto, maggiore sarà il valore finale accumulato», spiega Nobis.

La sostenibilità della produzione e della redditività è quindi un tema molto ampio, sicuramente molto più ampio del costo del lavoro, ci dice Larghi: «L’incidenza del costo del lavoro sul prodotto finito si può stimare intorno al 15%. Quindi non possiamo parlare di problema di costo del lavoro e basta. L’incidenza di altri costi come la logistica, le materie prime e l’energia è importante e questo rende necessario affrontare il tema in termini generali per sostenere le nostre produzioni».

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