Storie Web mercoledì, Aprile 16
Notiziario

La certificazione Fsc (Forest Stewardship Council, che garantisce una gestione forestale sostenibile per la provenienza di legno e carta) è la più importante sia per giro d’affari sviluppato (4,9 miliardi di euro) sia per diffusione (9.466 prodotti) e ha aumentato del 4,7% le vendite a valore e dell’1,2% quelle a volume. Si piazza inoltre al secondo posto assoluto nella classifica di tutti i claim presenti sulle confezioni. Per i prodotti Cruelty free (cosmetici compresi) le vendite in quantità sono rimaste sostanzialmente stabili (+0,6%) mentre il giro d’affari è avanzato del +4,2 per cento. Calo annuo del -10,5% a volume e del -3,3% a valore per i 691 prodotti certificati Friend of the sea (pesca sostenibile), che hanno chiuso i 12 mesi finiti a giugno 2024 superando i 593 milioni di euro di giro d’affari. A penalizzarli – secondo l’Osservatorio – sono stati l’andamento negativo dell’offerta di questi prodotti e quello delle vendite di tonno e delle altre conserve di pesce. Anche le certificazioni Utz sulla provenienza del cacao hanno pagato il caro prezzi e quindi una discesa degli acquisti.

Crediti di carbonio e biodiversità le nuove frontiere

Ma, al di là dei trend congiunturali, il sistema resta fondamentale per competere sul fronte qualità ed è in continua evoluzione. «Ci sono certificazioni sui fertilizzanti, sui crediti di carbonio, sull’acqua, sulla biodiversità. C’è un portafoglio di proposte non indifferente e diversi enti si cimentano in queste nuove certificazioni che prendono sempre più piede», spiega Liberatore. Tra queste, la “water footprint”, una certificazione legata alla gestione dell’acqua, testimonia come il settore stia ampliando i propri orizzonti verso una visione sempre più integrata della sostenibilità.

Tra le tendenze emergenti, proprio le certificazioni di sostenibilità stanno acquisendo un’importanza crescente. «Equalitas, che certifica la sostenibilità dei vini, riguarda ormai il 20% delle etichette italiane di qualità – dice Liberatore –. Ci sono Paesi che apprezzano molto questo tipo di certificazione, come i monopoli del Nord Europa, Canada e Regno Unito, dove queste produzioni ottengono premialità concrete: scaffali dedicati nei punti vendita o preferenza nei tender di approvvigionamento».

Un altro segmento rilevante è quello del commercio equo e solidale: gli italiani spendono 518 milioni di euro in prodotti Fairtrade, certificazione che garantisce il rispetto di standard etici nella filiera produttiva. Secondo Gs1 il giro d’affari dei 376 prodotti Fairtrade in Gdo è cresciuto dell’11,4%, sostenuto dalla crescita del +16,1% della componente di offerta, ma dall’altro i volumi sono calati del 5,9%, a causa del trend negativo di merendine, zucchero, caffè macinato, tavolette e barrette di cioccolato.

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