La capitale italiana del libro 2026 è Pistoia. La decisione (all’unanimità) è stata resa nota dal ministro della Cultura Alessandro Giuli nel corso di una conferenza stampa nella Sala della Crociera del Collegio Romano. «È un momento di gioia, di festa», ha detto Giuli. «Non c’è niente di più bello di arrendersi alla forza simbolica alla parola scritta». Sono stati presentati «progetti meravigliosi e di questo dobbiamo esser tutti orgogliosi». Secondo quanto stabilito al Comune vincitore sarà assegnato un contributo di mezzo milione di euro per attuare il programma culturale presentato nel dossier di candidatura.
Preso il testimone da Subiaco
Pistoia capitale italiana del libro 2026 ha vinto con il progetto “Pistoia: l’avventura del leggere, il coraggio di costruire il futuro”. Il titolo di Capitale italiana del libro sarà formalmente conferito dal Consiglio dei ministri, con propria delibera, dietro proposta del ministro della Cultura che recepisce la raccomandazione della giuria di selezione. L’iniziativa, promossa dal MiC, si inserisce nel più ampio obiettivo di promuovere la lettura e valorizzare la filiera del libro e dell’editoria, anche al fine di rafforzare la coesione e l’inclusione sociali, nonché lo sviluppo della partecipazione pubblica.
Il giudizio della giuria
Nella motivazione la giuria, presieduta da Adriano Monti Buzzetti, ha definito il dossier di candidatura «eccellente» in quanto caratterizzato da «ricchezza e qualità delle proposte», con un programma che prevede 1.500 iniziative distribuite lungo tutto l’anno. Nel breve intervento che ha preceduto l’annuncio, Giuli ha ringraziato i presenti a partire dalla giuria (composta anche da Flavia Maraston, Fulvia Toscano, Ugo Berti Arnoaldi Veli e Carlo Puca) spiegando che oggi «è un momento di gioia, di festa: ci ritroviamo a celebrare la cultura con la proclamazione della nuova Capitale italiana del libro nella cornice di una delle biblioteche più belle esistenti a Roma», nella sala della Crociera, per cui «perfino degli analfabeti di ritorno quale io e Carlo Puca che come me ha lavorato in televisione come giornalista di fronte a ciò si sente dire “arrendetevi, siete circondati”. E non c’è niente di più bello che arrendersi alla forza della lettura, alla bellezza del libro, alla sua potenza evocativa, alla forza simbolica della parola scritta che è da sempre veicolo di civiltà».
A giudizio del ministro «una città che si candida per Capitale del libro deve sapere che c’è molto di più oltre al libro: c’è la comunità, la relazione, ci sono le persone, altrimenti i libri resteranno materia viva ma non dinamica». Come a dire che «non ha senso essere capitali rappresentare il caput, la testa di un organismo vivente perchè senza il corpo sociale la testa non serve a niente».












