In questi giorni la notizia di una maestra di un asilo privato di Treviso che aveva anche un profilo sulla piattaforma OnlyFans è arrivata alle cronache nazionali. Il collegio scolastico ha infatti deciso di sospendere l’insegnante, Elena Maraga, dopo che qualcuno aveva segnalato la sua attività online, considerata incompatibile con i valori della scuola, che è di ispirazione cattolica. Secondo la stessa maestra, che ha affermato in un’intervista di aver cominciato a vendere le sue foto per integrare lo stipendio basso, rischierebbe il licenziamento. Negli stessi giorni è emerso che il ministro dell’Istruzione Valditara starebbe aggiornando il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici per regolarne anche l’utilizzo dei social, anche se questa decisione è precedente al caso di Treviso e non riguarda comunque l’istruzione privata.
Tuttavia, c’è qualcuno che prova a politicizzare il caso. Rossano Sasso della Lega, promotore della recente risoluzione contro “il gender delle scuole”, ha segnalato al ministero dell’Istruzione i profili social di Gaia Righetto, attivista del centro sociale Django di Treviso. In un’intervista a La Verità, il caso viene collegato proprio a quello della maestra d’asilo. Di Righetto, che attualmente insegna come supplente alle scuole medie, si sottolinea la partecipazione alle lotte contro gli sgomberi e anche il fatto che si sarebbe “spogliata davanti al Duomo per protesta”. Per Sasso, le opinioni e l’attività politica di Righetto rappresenterebbero un pericolo per i suoi studenti.
Righetto viene paragonata a Ilaria Salis, che prima di essere arrestata in Ungheria con l’accusa di aver partecipato all’aggressione di alcuni neonazisti, aveva lavorato anche a scuola. Prima che fosse rilasciata dal carcere per entrare come deputata al Parlamento europeo, proprio Matteo Salvini l’aveva attaccata con un post riguardo la sua professione: “È assurdo che questa Ilaria Salis in Italia faccia la maestra”, aveva scritto il segretario leghista. “È normale che una maestra elementare vada in giro per l’Europa, e adesso scopro anche in Italia, a picchiare e sputare alla gente?”. In realtà Salis non è mai stata una maestra elementare, ma aveva svolto alcune supplenze nelle scuole superiori di Monza.
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Per la destra, fare politica militante e insegnare a scuola sono due attività incompatibili. Il caso più emblematico è stato quello di Christian Raimo, scrittore e docente in un liceo romano, nonché attivo nel partito Alleanza Verdi Sinistra. Lo scorso novembre Raimo è stato sospeso per tre mesi dall’insegnamento con una decurtazione del 50% dello stipendio per aver criticato proprio il ministro Valditara durante un convegno di Avs. Nel suo caso era stata riconosciuta una violazione del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici, che Sasso invoca anche per Righetto. Secondo il codice, il dipendente pubblico “è tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale”. Molti sindacati e insegnanti avevano giudicato sproporzionata e punitiva la sanzione inflitta a Raimo.
Nel 2023, un altro docente di matematica era stato sospeso per aver espresso delle critiche di stampo politico. Il docente fiorentino Filippo Zolesi era stato sospeso per otto giorni per un commento sui social sulla rinominazione del “ministero dell’Istruzione” in “ministero dell’Istruzione e del Merito” contenente una bestemmia, considerando un’aggravante il fatto che era “espressamente riferito al Ministero” e “in palese, grave contrasto con le funzioni proprie dello status di docente”. Zolesi, oltre a insegnare, era anche capogruppo di Sinistra Progetto Comune al Quartiere 4 di Firenze. Anche nel suo caso, Fratelli d’Italia ne aveva chiesto le dimissioni.
D’altronde, leggendo le bozze della riforma delle Indicazioni nazionali, l’immagine della scuola che ne emerge è la stessa di quella che sottende le operazioni di censura verso gli insegnanti che si impegnano in attività politiche: un luogo in cui al pensiero critico va sostituita la disciplina, l’osservanza delle regole e il rispetto dell’autorità, che non può e non deve mai essere messa in discussione. Poesie da mandare a memoria, culto della grammatica, bella calligrafia, studio delle “tradizioni” e supremazia dell’Occidente: una scuola dove si predilige la ricezione passiva di nozioni calate dall’alto e non si incoraggia l’iniziativa degli studenti. E, anche se non è scritto nero su bianco, dove la presenza di docenti che li incoraggiano a pensare con la propria testa diventa una paradossale forma di “indottrinamento”.
Jennifer Guerra è nata nel 1995 in provincia di Brescia e oggi vive in provincia di Treviso. Giornalista professionista, i suoi scritti sono apparsi su L’Espresso, Sette, La Stampa e The Vision, dove ha lavorato come redattrice. Per questa testata ha curato anche il podcast a tema femminista AntiCorpi. Si interessa di tematiche di genere, femminismi e diritti LGBTQ+. Per Edizioni Tlon ha scritto Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (2020) e per Bompiani Il capitale amoroso. Manifesto per un Eros politico e rivoluzionario (2021). È una grande appassionata di Ernest Hemingway.