Storie Web domenica, Giugno 23
Notiziario

Dal nostro corrispondente

NEW DELHI – La scrittrice indiana Arundhati Roy sarà processata per le opinioni espresse 14 anni fa nel corso di incontro pubblico sul tema del separatismo in Kashmir. Lo ha stabilito venerdì sera il Liutenant Governor di Delhi, una sorta di capo dello Stato per il Territorio della capitale indiana, V. K. Saxena. Assieme alla Roy andrà a processo anche Sheikh Showkat Hussain, un ex professore di Diritto internazionale della Central University of Kashmir.

Roy e Hussain, che nella denuncia depositata nel novembre del 2010 vennero accusati di aver fatto «discorsi provocatori», saranno giudicati in base all’Unlawful Activities (Prevention) Act, o Uapa, una legge anti-terrorismo in vigore dal 1969 che è stata emendata in senso più restrittivo nel 2019, subito dopo il più grande trionfo elettorale di sempre dei nazionalisti hindu del Bjp, il partito del premier Narendra Modi, contro il quale la Roy si è ripetutamente scagliata, definendolo «una tragedia» per il Paese.

Arundhati Roy è uno dei maggiori autori indiani viventi e divenne improvvisamente famosa nel 1997 quando il suo libro d’esordio Il dio delle piccole cose vinse il Booker Prize e venne tradotto e pubblicato in decine di Paesi, diventando un successo mondiale di critica e pubblico. Prima di Roy, era successo che degli autori indiani vincessero il prestigioso premio letterario, ma si era sempre trattato di figli della diaspora o emigranti, come Salman Rushdie. Anche in anni più recenti, i vincitori indiani, come Kiran Desai, non sono mai stati residenti del proprio Paese d’origine.

Dopo aver raggiunto la fama mondiale, la scrittrice ha dedicato buona parte delle sue energie alla saggistica e all’attivismo sul fronte dei diritti delle minoranze, come le popolazioni tribali e la comunità musulmana del Kashmir, diventando senza dubbio l’intellettuale più controversa, provocatoria e meno incline al compromesso del Paese. Le sue prese di posizione sul Kashmir e la guerriglia maoista dei Naxaliti negli Stati centro-orientali dell’India in passato hanno attirato le critiche da un vasto spettro di partiti politici, compreso il Congress Party.

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