Sono dodici i Paesi Ue che hanno chiesto alla Commissione di attivare le deroghe sui vincoli del Patto di stabilità con la clausola nazionale di salvaguardia per aumentare le spese nella difesa. Si tratta di Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Grecia, Ungheria, Lettonia, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Slovenia. L’esecutivo Ue aveva chiesto le domande entro oggi e ne attende ulteriori «in una fase successiva», poiché diversi Stati hanno espresso interesse. Dall’ipotesi di clausola attiva per 27 e un aumento graduale di spesa veniva la stima del ReArm di investimenti in più nella difesa per 650 miliardi in 4 anni.
«Oggi l’Ue compie un passo avanti decisivo nell’incrementare la spesa e la prontezza per la difesa. Dodici Stati membri hanno già richiesto l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale, che fornirà un sostanziale margine di bilancio aggiuntivo per investire nelle loro capacità e nell’industria della difesa. La Commissione continuerà a garantire che questa flessibilità sia coordinata e aiuti i Paesi dell’UE a transitare verso bilanci per la difesa più elevati, pur mantenendo solide politiche di bilancio. Restiamo aperti ad ulteriori richieste», afferma il commissario per l’Economia Valdis Dombrovskis nella nota in cui l’esecutivo comunitario fa il punto sulle richieste di attivazione della clausola nazionale di salvaguardia arrivate ad oggi.
L’Italia, era filtrato lunedì dal Mef, deciderà su una eventuale richiesta di attivazione della clausola dopo l’assemblea Nato di giugno. Il ministro delle Finanze spagnolo Carlos Cuerpo ha affermato nel pomeriggio che l’attivazione sarà decisa dalla Spagna «nei prossimi mesi».
Nelle scorse settimane il ministro delle Finanze francese Eric Lombard aveva espresso il timore che un aumento del debito sia insostenibile per la Francia, escludendo in prima battuta l’opzione. Tra i cosiddetti “paesi frugali”, ad oggi risulta abbiano escluso l’attivazione i Paesi Bassi. E l’attesa è anche che la Svezia possa aumentare la spesa nella difesa in deficit, senza far scattare la clausola di salvaguardia.
La richiesta della comunicazione della Commissione sulla attivazione delle clausole nazionali di salvaguardia era quella di farle pervenire in modo coordinato entro fine aprile, anche per evitare che fughe in avanti di singoli Paesi attirassero uno stigma sul mercato con timori sulla sostenibilità fiscale. Sulla scadenza “soft” c’è comunque una tolleranza di qualche giorno, aveva già chiarito la Commissione: l’obiettivo dell’esecutivo di Bruxelles ora è quello di dare il proprio parere con il pacchetto di primavera del Semestre europeo il 4 aprile, in modo da raccomandare poi l’attivazione al Consiglio Ue e poter procedere al voto dei 27, ragionevolmente entro luglio.