Due miliardi di euro. È il valore del business per le circa 2mila discoteche italiane nel 2024, anno in cui c’è stato un leggero aumento degli incassi a circa 500 milioni contro i 490 dell’anno precedente mentre l’indotto, soprattutto grazie alla voce “cibo e bevande” ha messo a segno un +10% a 1,5 miliardi. Le presenze sono state oltre 34 milioni per più di 200mila spettacoli, segnali di una ripresina per un settore che conta 2.500 locali da ballo con oltre 50mila addetti diretti. Questi i numeri che Maurizio Pasca, presidente Silb-Fipe, oggi presenterà a Firenze durante il convegno «Nightlife evolution – Italia & Ibiza: il futuro dell’entertainment». Il settore oltre 10 anni fa aveva un fatturato di 850 milioni e, come allora, continua a soffrire per la concorrenza di bar, ristoranti, stabilimenti balneari, festival e club che organizzano serate con spazi per ballare.
«Oggi le discoteche vivono un momento di grande difficoltà, non tanto per mancanza di pubblico o di interesse verso il ballo, ma per una concorrenza sleale che arriva da tutte le direzioni – denuncia Pasca –. Molteplici esercizi organizzano serate danzanti senza possedere le necessarie licenze e autorizzazioni. È un vero e proprio fenomeno di abusivismo che sta mettendo in ginocchio un intero comparto e, soprattutto, mina la sicurezza del popolo della notte».
Post Covid il settore è ripartito e negli ultimi tempi si sono visti investimenti da parte di imprenditori tra cui Giuseppe Cipriani, figlio di Arrigo, proprietario insieme ad altri soci dello Space a Riccione, Leonardo Maria Del Vecchio con i Twiga senza dimenticare Giorgio Armani che aveva puntato sulla Capannina di Forte dei Marmi. Altri imprenditori puntano a creare spazi per il ballo nelle zone clou del turismo come la Romagna e il Salento. «Le discoteche sono un valore aggiunto per il turismo – continua il presidente Silb – ma ci sono attività di ogni tipo che “fanno la discoteca” senza avere i requisiti di legge, erodendo la base di clientela di chi invece rispetta tutte le normative. È un problema di legalità e sicurezza».
Questa situazione per Pasca nasce dalle liberalizzazioni portate dal decreto Bersani. «Hanno aperto la strada a questa confusione normativa, eliminando strumenti che servivano a distinguere le diverse attività e a garantire controlli più rigorosi – continua –. È il momento di rimettere ordine, di riconoscere il valore delle discoteche come luoghi dove i giovani possono divertirsi in modo sano e responsabile». Il punto è che nessuno verifica se questi luoghi siano in regola con le autorizzazioni, se dispongano delle misure di sicurezza previste, delle uscite di emergenza, dei controlli sui decibel, del personale formato per la gestione delle folle e della sicurezza sanitaria. E così si creano situazioni potenzialmente pericolose, dove il divertimento si trasforma in rischio.
«Le discoteche, invece, sono gli unici luoghi nati, progettati e regolamentati per far ballare in sicurezza. Ogni dettaglio – dall’impianto acustico alla capienza, dagli estintori alle vie di fuga – è controllato e certificato. Noi rappresentiamo un modello di intrattenimento sicuro, trasparente e professionale. Ma se non ci sono controlli efficaci e regole uguali per tutti, chi lavora nel rispetto della legge finisce penalizzato» conclude il presidente.