Finanziare gli investimenti nella difesa con il contributo dei privati, seguendo il modello di “Invest-Eu” e puntare su “strumenti europei davvero comuni” che non gravino direttamente sul debito degli Stati membri dell’Ue. Prudenza nella risposta europea ai dazi imposti dagli Stati Uniti sulle importazioni dall’Ue. No all’invio di truppe in Ucraina. È questa la linea portata avanti dalla premier Giorgia Meloni sui fronti più caldi del dibattito internazionale. Linea illustrata nelle comunicazioni alle Camere e ribadita al Consiglio europeo del 20 e 21 marzo a Bruxelles.
Il ruolo dei privati nella Difesa
La questione dell’aumento delle spese in armamenti, bilanciato dalla necessità di non compromettere le finanze pubbliche, rappresenta per la premier uno dei nodi cruciali. Il messaggio dell’inquilina di Palazzo Chigi è chiaro: è fondamentale puntare sulla partecipazione del capitale privato nelle spese per la difesa. E prevedere garanzie europee sugli investimenti privati: il modello è quello di “Invest-Eu” difeso dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti all’Ecofin e finito nelle conclusioni del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo.
Mentre molti sono i dubbi sul finanziamento a debito, con lo scorporo dal Patto di stabilità delle spese per la difesa consentito dalla Commissione Ue. Il timore è lo “stigma” sui mercati finanziari per chi come l’Italia non ha i conti in ordine. Al contempo, viene rinnovata la richiesta di strumenti comuni: la proposta italiana non riguarda però gli eurobond (su cui pesa il veto dei Paesi frugali). Inoltre per la premier non si può «immaginare una garanzia di sicurezza duratura dividendo l’Europa e gli Stati Uniti». Di qui la necessità di rafforzare il pilastro europeo nella Nato, anche perché «un esercito Ue non è all’ordine del giorno».
Prudenza sui dazi
Sui dazi Usa Meloni ha chiesto nuovamente prudenza dicendosi soddisfatta della “lucida” decisione di rinviare le contromisure Ue, perché in caso contrario le conseguenze potrebbero essere preoccupanti a livello sia economico che politico. La premier predica «concretezza e pragmatismo», per «scongiurare una guerra commerciale che non avvantaggerebbe nessuno, né Stati Uniti né Europa». L’idea di fare da ponte tra le due sponde dell’Atlantico è meno percorribile di qualche tempo fa, ma resta nella testa della premier. «Andrò alla Casa Bianca, ma non ho ancora una data», ha assicurato.
No all’invio di truppe italiane in Ucraina
Quanto alla guerra in Ucraina, la premier boccia la strategia dei “volenterosi” portata avanti da Francia e Gran Bretagna, «complessa, rischiosa e poco efficace». Roma non ha mai messo all’ordine del giorno l’invio di truppe italiane in Ucraina, se non sotto egida Onu dopo la conclusione di un accordo di pace. Meglio, ribadisce, estendere a Kiev le garanzie dell’articolo 5 della Nato, «una proposta su cui – assicura – cresce il consenso».