News su migranti e sbarchi in Italia
9 Marzo 2025
10:48
Per il Viminale la sentenza della Cassazione, che ha dato ragione ai migranti della nave Diciotti che chiedevano al governo italiano un risarcimento per essere rimasti a bordo della nave per 10 giorni, in attesa del via libero allo sbarco, non avrà conseguenze sulla gestione dell’immigrazione, e non crea un precedente.
Il ministero dell’Interno prova a minimizzare l’impatto della sentenza della Cassazione sul caso Diciotti, sentenza che impone al governo un risarcimento ai migranti costretti a bordo della nave per dieci giorni, in attesa dello sbarco, nel 2018.
I migranti avevano presentato ricorso, chiedendo la condanna del governo italiano a risarcire i danni non patrimoniali provocati dalla privazione della libertà. I giudici della Cassazione hanno dato ragione ai profughi, rinviando al giudice di merito la quantificazione del danno di fatto.
Non c’è ancora una cifra certa, perché appunto dovrà esprimersi un tribunale civile, ma si parla di un indennizzo tra i 41mila e i 72mila euro pro capite. Si partirebbe quindi da un minimo di 4mila 100 euro al giorno per chi a bordo della nave ha dovuto attendere che l’allora governo Cinque stelle-Lega desse il via libera allo sbarco. C’è però chi parla di cifre molto più basse: circa 160 euro al giorno, per un totale di 1600 euro in tutto.
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A bordo della nave c’erano in tutto 177 persone, tra cui diversi minorenni, ma solamente 44 persone, tutte eritree, avevano chiesto il risarcimento. Ma dopo che per loro la Corte d’Appello aveva respinto la richiesta di risarcimento, soltanto Kefela Mulugeta Gebru, assistito dall’avvocato Alessandro Ferrara, aveva proseguito la battaglia presentando ricorso in Cassazione.
Quindi se l’ammontare fosse davvero quello ipotizzato, si parlerebbe di un esborso massimo da parte dello Stato pari a 41mila euro. Sarebbe di quasi due milioni di euro, considerando anche gli altri migranti che avevano chiesto di essere risarciti. Per loro però la sentenza della Corte d’Appello è passata in giudicato per cui non potranno procedere nell’azione di risarcimento.
Per queste cifre la premier Giorgia Meloni ha commentato la sentenza, dicendo che è “Frustrante spendere così i soldi dei cittadini quando non ci sono abbastanza risorse per fare quel che c’è da fare”.
Ma non è tutto. Oltre al risarcimento in sé, il caso potrebbe costituire un precedente, visto che non era mai arrivata una sentenza di questo tipo, e certamente non dalle Sezioni unite della Corte di Cassazione.
Il Viminale però oggi minimizza, e parla di sentenza “ininfluente”, sulla gestione attuale dell’immigrazione irregolare come riporta il Messaggero.
Secondo fonti del Viminale, infatti, il punto è che da allora, dal 2018, non si sarebbero più verificati casi analoghi a quello della nave Diciotti, di trattenimento prolungato dei migranti, dopo un salvataggio. Anzi, anche nelle procedure che avrebbero previsto il trattenimento dei migranti, prima nei centri come Pozzallo, in Sicilia, poi in Albania, i giudici si sono sempre opposti, rimettendo i migranti in libertà. Proprio sul caso Albania si aspetta ancora il pronunciamento della CEDU, atteso per fine maggio.
Oggi quindi, come scrive ancora il Messaggero, il ministero commenta la sentenza con una certa “tranquillità”, sostenendo che i giudici “si sono limitati a affermare un principio, peraltro non condivisibile. Ma la concreta determinazione di un possibile risarcimento a favore del singolo ricorrente ospitato a bordo della nave Diciotti viene rimessa alla Corte d’Appello”, dice il ministero guidato da Piantedosi, riferendosi proprio al caso di Kefela Mulugeta Gebru, sui cui la Cassazione ha emesso il suo verdetto diffuso venerdì.