La grande incognita di essere genitori. Cresce di 9 punti la percentuale di chi desidera un solo figlio (il 24%) e di chi rinuncia ad averne (25%). La gioia è l’emozione prevalente legata alla genitorialità (50%), ma in calo di 9 punti percentuali; crescono, invece, preoccupazione (+ 4 punti) e ansia (+3 punti), soprattutto tra gli under 30. Ad incidere negativamente gli stipendi troppo bassi e l’aumento del costo della vita e l’assenza di servizi di supporto alla genitorialità. Le donne le più colpite: l’’81% teme di dover abbandonare il lavoro.
L’indagine
È quanto emerge dal Report FragilItalia “Avere un figlio oggi”, realizzato da Area Studi Legacoop in collaborazione con Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio condotto su un campione (800 persone di 18 anni e oltre) rappresentativo della popolazione italiana per testarne le opinioni relative al tema. «La notizia è che non è tanto o solo la mancanza di desiderio a contribuire alla denatalità, ma un contesto economico e sociale che rende difficile, se non impossibile, trasformare quel desiderio in una scelta concreta», afferma Simone Gamberini, presidente di Legacoop.
L’indagine, che aggiorna una rilevazione effettuata due anni fa, rivela che oltre un terzo dei giovani under 35 desidera avere due figli, ma aumenta di 9 punti la percentuale di chi si limita a desiderarne uno solo (il 24%) o rinuncia del tutto alla prospettiva di diventare genitore (il 25%). Il calo del desiderio di una famiglia numerosa si accompagna a un netto cambiamento nel vissuto emotivo legato alla genitorialità: la gioia, pur restando l’emozione prevalente (al 50%), è in calo di 9 punti percentuali, mentre crescono preoccupazione (+4 punti, al 31%, ma al 44% per il ceto popolare) e ansia (+3 punti, al 23%, ma al 31% nel ceto popolare). Una tendenza particolarmente evidente per gli under 30, dove la preoccupazione viene espressa dal 38% e l’ansia dal 30%.
Il peso dell’incertezza economica
Il report si sofferma sui fattori che più possono influire sulla scelta di non avere figli. Tra le motivazioni economiche, al primo posto vengono indicati gli stipendi troppo bassi e il costo della vita in aumento (91%), seguiti dalla mancanza di stabilità lavorativa e da un’organizzazione del lavoro incompatibile con l’idea di avere figli (89%), dalla difficoltà oggettiva a conciliare lavoro e famiglia (88%), dalla difficoltà e dal costo di avere un’abitazione dignitosa (85%),dalla mancanza di supporto economico da parte dello stato (84%), dalla mancanza di sostegni pubblici per affrontare il costo del crescere i figli (83%), dalla paura di perdere il lavoro e dalle spese per l’istruzione dei figli (80%). I giovani e il ceto medio-basso, in particolare, esprimono maggiore sfiducia verso un sistema che non sembra in grado di garantire stabilità e prospettive.
Fattori sociali: un work-life balance difficile ed un welfare aziendale ancora poco family-friendly
Sul fronte sociale, ad incidere sulla scelta di non avere figli sono la difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia (87%, che sale al 91% tra gli under 30), la mancanza di servizi di supporto alla genitorialità come asili nido e scuole a tempo pieno (83%), la mancanza di politiche family-friendly sul posto di lavoro (80%), la scomparsa della famiglia “tradizionale” dove i nonni accudivano i nipoti (72%).