Cosa c’è dall’altra parte della guerra, delle democrature, delle diseguaglianze, delle deportazioni, della crisi climatica? Senza Onu (o con l’Onu così com’è) può esserci la pace? Quale dovrebbe essere, nell’immediato, il ruolo dell’Europa?
Raduno di costituzionalisti per gli 80 anni dell’Onu
In occasione degli 80 anni dell’Organizzazione delle Nazioni Unite alcuni fra i più autorevoli costituzionalisti italiani, insieme ad attivisti, disobbedienti civili non violenti, comunità religiose, rappresentanti del Giubileo dei popoli e associazioni e movimenti di varia ispirazione, hanno dato il “la” a Roma, nelle belle sale di Palazzo Falletti, sede dell’Università della Pace delle Nazioni Unite, a un dibattito intenso per contenuti e numero di interventi, nel segno del multilateralismo e del costituzionalismo globale.
Ferrajoli: l’Onu era una promessa di pace
Anzi, di una Costituzione della Terra, documento redatto in 100 articoli dal giurista Luigi Ferrajoli (pubblicato da Feltrinelli), che apre spiragli di luce per il futuro dell’umanità. «La Carta dell’Onu era una promessa di pace. Ma il suo logoramento, dalla guerra fredda in poi, è stato progressivo, per la mancanza della sua forza vincolante e l’impunità delle violazioni sistematiche, ma anche per la mancata previsione di adeguate garanzie e istituzioni di garanzia dei diritti di libertà e dei diritti sociali. Così si è avviato un processo involutivo che ha violato il diritto, colpendo simultaneamente le nostre democrazie e il diritto internazionale. Un problema – continua Ferrajoli, considerato oggi uno dei massimi filosofi del diritto – che nasce dalla subordinazione della politica all’economia. Ormai vale la logica del più forte, da cui scaturisce la logica del nemico e quindi, quella della guerra, con cui si risolvono le controversie internazionali».
L’autodistruzione dell’umanità
«L’umanità è in cammino verso l’autodistruzione. Per questo serve una rifondazione costituzionale, un demanio planetario, un fisco globale e una sanità e un’istruzione universali. Anche una riforma dell’Onu che restituisca all’organizzazione la sua dimensione politica e sociale. Un processo che può avvenire solo partendo dal basso, come si è visto per Gaza e anche per gli Stati Uniti con 2600 cortei “No Kings”. Serve una nuova Helsenky per la pace l’ambiente e l’uguaglianza», conclude il giurista, richiamando gli accordi del ’75 per la sicurezza e la cooperazione, firmati da 35 Stati.
Vale più il conflitto o l’accordo?
Valentina Pazè, che insegna Filosofia del diritto a Torino, cita Norberto Bobbio e «la dicotomia tra democrazia, intesa come potere ascendente, e autocrazia, potere che discende dall’alto. Due concetti che non dovrebbero essere confusi, ma di cui non vi è più alcuna certezza». Anche in Europa. Luigi Marini, invece, magistrato, ex consulente della diplomazia italiana alle Nazioni Unite, sottolinea il nesso inscindibile fra diritto nazionale e internazionale. E ricorda che «se l’Onu nel 2024 ci è costato 6 miliardi, la spesa per gli armamenti è stata di oltre 2700 miliardi. Già questo basta a spiegare perché non funziona più il diritto internazionale. È una questione di priorità. Vale più il conflitto o l’accordo?».








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