Storie Web giovedì, Aprile 17
Notiziario

Nel nuovo Documento di finanza pubblica atteso domani pomeriggio al consiglio dei ministri la crescita italiana prevista dal Governo per quest’anno dovrebbe attestarsi al +0,6%. La stima, anticipata ieri dall’agenzia Askanews, non trova al momento conferme ufficiali al Mef, ma è in linea con i calcoli diffusi la scorsa settimana da Confindustria e da Bankitalia. E rappresenterebbe un dimezzamento secco del +1,2% messo in programma dal Governo a ottobre nel Piano strutturale di bilancio, limando anche di un paio di decimali le prime ipotesi circolate una decina di giorni fa sull’aggiornamento dei dati ufficiali di finanza pubblica.

Il lavorio sui numeri del resto è stato circondato da venti di frenata che hanno preceduto il lancio dei dazi Usa e si sono trasformati poi in burrasca con l’annuncio ufficiale delle tariffe e la tabella mostrata dal presidente Usa Donald Trump nella conferenza stampa al Giardino delle Rose con cui ha travolto gli indici azionari da Tokyo a Wall Street passando per le piazze europee.

Di tutto questo i numeri che saranno contenuti nel nuovo Documento tengono conto però solo in parte, per inevitabili ragioni tecniche. Perché sul quadro macroeconomico del Documento di finanza pubblica si è sviluppato come ogni anno un confronto fra il ministero dell’Economia e l’Ufficio parlamentare di bilancio, su modelli che hanno cominciato a lavorare da settimane. Il risultato alla fine si sarebbe poi piegato alle ipotesi meno ambiziose con una scelta, difficile da evitare nel clima di questi giorni, che può agire inoltre da mini-cuscinetto per attenuare i rischi di eventuali ulteriori sorprese future. Anche il numero aggiornato sarà quindi circondato comunque dai classici «rischi prevalentemente orientati al ribasso» che sono il corollario ormai abituale delle stime macroeconomiche in questi tempi complicati.

In ogni caso, la linea prevista per la crescita italiana dovrebbe viaggiare più in basso delle attese anche nel 2026-27, attestandosi intorno al +0,8-+0,7% mentre a ottobre al prossimo anno era stato attribuito un +1,1%.

Un’altra precisazione è obbligata: come indicato dalla risoluzione di maggioranza approvata la scorsa settimana in Parlamento, lo scenario tracciato dal Documento sarà «tendenziale a legislazione vigente», e non prenderà quindi in considerazione eventuali misure espansive che il Governo potrebbe mettere in campo prossimamente per contrastare la frenata macroeconomica in corso: misure, del resto, ancora tutte da costruire, e complicate da portare avanti in un quadro che al momento non contempla deroghe ai vincoli fiscali appena entrati in gioco con la governance economica Ue riformata. Giusto sabato scorso, nel suo intervento a Cernobbio, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha voluto mettere a verbale l’esigenza di valutare la clausola di sospensione generale del Patto Ue (articolo 25 del regolamento 2024/1623) per permettere ai Paesi di pescare dal bilancio pubblico fondi da destinare al sostegno delle aziende maggiormente colpite dalla guerra commerciale.

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