Storie Web mercoledì, Marzo 12
Notiziario

I nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti sull’importazione di prodotti europei rischiano di danneggiare gravemente l’economia italiana ed europea, con impatti significativi su settori come quello dell’acciaio e dell’alluminio ma anche agroalimentare, moda e automotive. Il governo italiano vede tuttavia in parte questa situazione come un’opportunità per riequilibrare le regole del commercio globale.

L’entrata in vigore dei nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti segna un momento di forte tensione nel commercio internazionale: la decisione dell’amministrazione americana prevede infatti un’imposta del 25% su una vasta gamma di prodotti, colpendo in particolare acciaio, alluminio e prodotti agroalimentari. Un’imposta che comporterà così aumenti significativi dei costi: alcuni dei settori maggiormente colpiti, come quello dell’agroalimentare, vedranno un aumento dei prezzi per prodotti italiani di fama mondiale come il prosecco, la carne bovina, lo yogurt e i formaggi. Questa misura, voluta fortemente dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avrà ripercussioni significative su aziende e consumatori, sia negli Stati Uniti che nei Paesi esportatori, Italia in primis. L’Unione Europea ha già annunciato contromisure per riequilibrare gli effetti delle tariffe, mentre altri partner commerciali, come il Giappone, esprimono preoccupazione per l’impatto sulle loro economie. Le contromisure adottate dall’Unione Europea non basteranno però a evitare gli effetti negativi, con il forte rischio di inflazione e perdita di competitività per le imprese italiane, specialmente quelle più piccole.

Quali prodotti saranno più colpiti dai dazi USA

Le nuove tariffe americane riguardano una vasta gamma di beni, sia industriali che agroalimentari: il settore dell’acciaio e dell’alluminio è sicuramente tra i più colpiti, con dazi che si ripercuoteranno non solo sulle materie prime, ma anche su prodotti che le contengono, come elettrodomestici, utensili e componenti industriali. Anche il settore automobilistico risentirà dell’aumento dei costi di produzione, con possibili ripercussioni sui prezzi finali per i consumatori. L’agroalimentare sarà un altro comparto fortemente penalizzato. In Europa, anche molti prodotti “tipici” destinati al mercato statunitense vedranno un aumento dei prezzi, rendendoli di fatto automaticamente anche meno competitivi. Tra i più colpiti ci saranno il vino (con il prosecco in prima linea), la carne bovina, lo yogurt e i formaggi. La lista comprende anche spezie come curry e zenzero, oltre a prodotti di largo consumo come shampoo e dentifrici.

Quali saranno le conseguenze per l’Italia e di quanto aumenteranno i prezzi

L’Italia è di fatto tra le nazioni europee più vulnerabili a queste misure: nel 2024, l’export italiano verso gli Usa ha raggiunto i 65 miliardi di euro, con un surplus commerciale di 39 miliardi. Secondo molti critici, i nuovi dazi potrebbero costare alle imprese italiane tra i 4 e i 7 miliardi di euro, colpendo in particolare le piccole e medie imprese, che hanno certo meno strumenti per assorbire l’aumento dei costi. Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha espresso preoccupazione per il rischio di una spirale protezionistica, affermando che queste misure rappresentano un “colpo finale per l’industria italiana”. Anche Coldiretti ha lanciato l’allarme, evidenziando che il settore agroalimentare italiano potrebbe subire perdite fino a 2 miliardi di euro, con una contrazione delle esportazioni verso il mercato statunitense.

Da soli o con l’Europa? Il governo si divide sui dazi di Trump. Borghi (Lega): “Italia più debole se tratta insieme a Ue”

Giorgetti: “Questa potrebbe essere l’occasione per riequilibrare il commercio globale”

Sulla questione è intervenuto anche il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che, rispondendo al question time alla Camera, ha evidenziato le criticità di questa politica commerciale, ma anche la possibilità di una revisione più equa delle regole del commercio internazionale: “Nessuno sa cosa ci aspetta a livello geopolitico ed economico. È innegabile che la politica dei dazi annunciata dall’amministrazione americana potrebbe danneggiare l’economia italiana ed europea, con un effetto a catena sul commercio globale. Ma una cosa va ribadita: arriviamo da decenni di concorrenza totale a livello globale, la mitica globalizzazione. Senza regole, spesso. Ci dimentichiamo dei danni che ha subito l’economia italiana in questo periodo: imprese e settori che sono completamente scomparsi grazie alla concorrenza sleale della teoria del ‘free trade’ che si considerava ineluttabile”. Giorgetti ha poi aggiunto: “Sfrutto la domanda per dire quello che ho sostenuto con il G7 e il G20: non conviene a nessuno la guerra commerciale, ma questa forse è l’occasione per rimettere a posto un pò le cose. Far nascere una Wto più trasparente, a parità competitiva tra imprese che rispettano normative ambientali e sociali, rispetto a quelle che invece sono magari sussidiate dallo Stato e sono in grado di spazzarti via senza colpo ferire”.

Le contromisure europee

L’Unione Europea ha risposto con un pacchetto di contromisure, imponendo dazi su prodotti americani per un valore di 26 miliardi di euro. L’elenco dei beni colpiti comprende alcolici, motociclette (inclusa la celebre Harley Davidson), prodotti agricoli e beni industriali. Bruxelles ha ribadito la volontà di mantenere aperto il dialogo con Washington, ma senza rinunciare alla tutela delle proprie imprese. Anche altri Paesi si stanno muovendo: il Giappone, per esempio, ha espresso rammarico per non essere stato escluso dai dazi su acciaio e alluminio, sottolineando che tali misure potrebbero danneggiare l’intero sistema commerciale globale. Il Regno Unito, invece, ha scelto un approccio più cauto, evitando per il momento contromisure immediate e puntando su negoziati per mitigare l’impatto delle nuove tariffe.

Le conseguenze per i consumatori

L’imposizione dei dazi avrà inevitabili ripercussioni sui prezzi al dettaglio: negli Stati Uniti, il rincaro delle importazioni potrebbe tradursi in un aumento dell’inflazione, con un impatto diretto sul potere d’acquisto dei consumatori; così molti prodotti europei, dal vino ai macchinari industriali, potrebbero diventare meno accessibili sul mercato americano. In Europa, invece, i dazi imposti come risposta agli Stati Uniti faranno salire il prezzo di beni di largo consumo importati dall’America. Cosmetici, jeans, alcolici e auto di lusso saranno tra i prodotti più soggetti ai rincari. Secondo il Codacons, gli italiani dovranno affrontare anche aumenti sui prezzi di succhi d’arancia, riso, tabacco, snack e prodotti elettronici.

L’imposizione dei dazi da parte degli Stati Uniti segna insomma un’ulteriore escalation nel contesto delle tensioni commerciali globali: sebbene i governi europei e asiatici cerchino di minimizzare l’impatto di queste misure, il rischio di una guerra commerciale su larga scala rimane concreto; e l’Italia, con il suo forte legame economico con gli Stati Uniti, è tra i Paesi più vulnerabili a queste nuove politiche protezionistiche. Nei prossimi mesi, l’andamento dei negoziati tra Washington e Bruxelles sarà quindi cruciale per determinare gli sviluppi futuri. La speranza è che si possa trovare un compromesso che eviti ulteriori danni a un’economia globale già segnata da incertezze e instabilità.

Condividere.
© 2025 Mahalsa Italia. Tutti i diritti riservati.