Storie Web domenica, Maggio 11
Notiziario

Aiuti alle imprese, se sarà necessario. E nel frattempo dialogo. Giorgia Meloni è convinta dell’utilità di volare al più presto a Washington per affrontare la questione dei dazi direttamente con Donald Trump. Non sarebbe però una fuga in avanti solitaria dell’Italia, che sostiene l’Ue nella trattativa con gli Usa. Lo ha chiarito anche Antonio Tajani al consiglio europeo Affari esteri, all’inizio di una giornata chiusa a Palazzo Chigi con una riunione della task force di ministri convocata dalla presidente del Consiglio, alla vigilia del confronto con le categorie produttive in agenda oggi alle 15.

Il capitolo aiuti alle imprese

Resta la preoccupazione a Palazzo Chigi per le ricadute sul settore agroalimentare, non tanto per i prodotti premium (come Parmigiano Reggiano o Grana Padano) quanto per quelli a minor valore. «Determinazione e pragmatismo» restano le parole chiave del governo nell’affrontare la crisi, «perché ogni allarmismo rischia di causare danni ben maggiori di quelli strettamente connessi con i dazi». Il capitolo aiuti alle imprese, secondo i ragionamenti che si fanno nell’esecutivo, entrerebbe nel vivo solo nel caso in cui ogni tentativo di negoziazione dovesse fallire.

Il tavolo con le categorie produttive

Intanto se ne è parlato nella riunione di un’ora e mezza a Palazzo Chigi, in cui è stata anche analizzata la situazione a largo spettro, incluso l’andamento dei mercati. I ministri Giancarlo Giorgetti (Economia), Adolfo Urso (Imprese), Francesco Lollobrigida (Agricoltura) e Tommaso Foti (Affari europei), alla luce delle analisi sul potenziale impatto, settore per settore, «hanno illustrato» alla premier «le diverse ipotesi allo studio per sostenere le filiere produttive e rilanciare la competitività delle imprese», come spiega la nota finale. Proposte che saranno portate prospettate al tavolo del confronto con le categorie produttive.

L’ipotesi di utilizzare i fondi del Pnrr

Si parla anche di compensazioni sul modello degli aiuti durante il Covid, ma andrebbero concordati con l’Ue e l’allentamento del Patto di stabilità viene considerato una condizione essenziale per manovre mirate. C’è chi ipotizza di rafforzare il fondo per il Made in Italy, mentre al momento c’è scetticismo sulla possibilità di utilizzare parte dei fondi del Pnrr, compresi quelli di Transizione 5.0, suggerita da Confindustria, un po’ per le difficoltà strutturali e un po’ perché ogni modifica di destinazione andrebbe negoziata con Bruxelles. E a Bruxelles, intanto, Roma ribadisce la richiesta di interventi «sulle regole ideologiche e poco condivisibili del Green Deal» e semplificazioni burocratiche.

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