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Notiziario

Dal nostro corrispondente

NEW DELHI – Il Dalai Lama ha annunciato mercoledì mattina in un videomessaggio che la secolare istituzione buddhista tibetana che lui rappresenta continuerà anche dopo la sua morte e che il Gaden Phodrang Trust da lui stesso creato detiene l’autorità esclusiva per individuare la sua reincarnazione. In questo modo il Dalai Lama, che compirà 90 anni domenica 6 luglio, ha posto fine ad anni di attesa da parte dei suoi seguaci per avere dettagli su cosa accadrà dopo la sua scomparsa.

Nel suo ultimo libro uscito lo scorso marzo, il Dalai Lama ha ribadito che il suo successore nascerà «nel mondo libero», ovvero fuori dalla Cina. Pechino – che lo considera «un separatista», «uno sciacallo» e «un lupo travestito da pecora» – sostiene invece di avere l’autorità esclusiva per individuare la reincarnazione del Dalai Lama. Il leader spirituale dopo aver dichiarato che «l’istituzione del Dalai Lama continuerà», ha spiegato che la ricerca del futuro Dalai Lama dovrà essere condotta «in conformità con la tradizione del passato». L’annuncio era atteso perché in passato il Dalai Lama non aveva escluso la possibilità di essere la 14esima e ultima reincarnazione della figura più importante e venerata del buddhismo tibetano.

Secondo la tradizione buddhista l’anima di un monaco di alto rango, alla sua morte si reincarna nel corpo di un bambino. Tenzin Gyatso venne indicato come il futuro Dalai Lama quando aveva solo due anni e nel 1940, quando ne aveva 15, divenne ufficialmente la 14ª reincarnazione del Dalai Lama. Nel 1950 la Cina assunse il controllo del Tibet. Nove anni più tardi, i timori che le truppe cinesi potessero rapire il Dalai Lama scatenarono una rivolta e la repressione di Pechino. Il Dalai Lama fuggì camuffandosi da soldato e raggiunse l’India, dove da allora vive in esilio nella città di Dharamshala.

Si stima che in India vivano circa 100mila buddhisti tibetani che hanno preferito l’esilio alla dominazione cinese delle proprie regioni natali. La presenza nel Paese del Dalai Lama è da decenni motivo di frizione tra New Delhi e Pechino, ma l’ospitalità del governo indiano – che comprende perfettamente che il popolare leader spirituale buddhista è una spina nel fianco del potente vicino – non è mai venuta meno. Se la prossima reincarnazione del Dalai Lama avvenisse in India – c’è un precedente risalente al sesto Dalai Lama nella città di Tawang, in Arunachal Pradesh – le tensioni con la Cina potrebbero aumentare ulteriormente. New Delhi ha riconosciuto il Tibet come parte integrante della Cina solo nel 2003.

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