Nel 2023 hanno registrato 31,7 milioni di passeggeri, un anno dopo ne hanno ospitati 35,7 milioni e nel 2027 ne riceveranno 39,4 milioni, stima Clia: è un’escalation continua quella delle crociere, una vacanza intergenerazionale che piace sempre e che beneficia di un’offerta in espansione (solo quest’anno saranno varate dodici nuove navi). Un mondo dove l’Italia gioca un ruolo importante: nel 2025 vi transiteranno 15,3 milioni di crocieristi, desiderosi di visitare le sue bellezze e di assaggiare i suoi prodotti tipici non solo a terra ma anche a bordo delle navi, per cui circa la metà dei passeggeri (con punte del 66% tra i millennial) si dichiara disposto anche a pagare di più.
A garantire il servizio è una folta brigata (in media oltre 300 persone), impegnata h24 per consentire alle migliaia di passeggeri di deliziarsi assaporando le cucine di tutto il mondo, dalle ricette degli chef stellati allo street food. Un’esperienza gastronomica davvero unica per ampiezza e disponibilità, basata su un’organizzazione ferrea non solo nella vita di bordo (basta partecipare ai tour organizzati nelle cucine per constatarlo) ma anche nella logistica degli approvvigionamenti alimentari. «Siamo entrati in questo settore circa venti anni fa, dapprima con la consegna sottobordo di ortofrutta, poi stringendo partnership con fornitori di altri generi alimentari e creando un magazzino dedicato e un team specializzato – racconta Cesare Spreafico, ad della Spreafico Francesco & F.lli, che oggi serve 45 porti – La crocierista è un settore strategico per il nostro sviluppo futuro, in cui continueremo a crescere e a investire per offrire un servizio sempre più efficiente e completo».
Le compagnie crocieristiche spendono ogni anno oltre 2,4 miliardi di dollari per acquistare cibo e bevande e i loro manager si trovano a soddisfare una domanda comparabile a quella di una piccola città, poiché solo per l’acquisto di cibo fresco ogni nave spende in media 160mila euro a settimana, stima la società Risposte Turismo. A Civitavecchia, il 16% della cifra destinata agli acquisti di food, beverage e hotellerie (110 milioni di euro annui) è coperta da operatori locali, in particolare per quanto riguarda vini, pomodori, carote, kiwi e olive. A Genova questa quota sale al 38% dei 60 milioni di euro di forniture annue e si concentra su patate, olive e olio.
Sono italiani il 60% dei 350 fornitori di food&beverage di Msc, che rispetto al passato tende a produrre a bordo molti alimenti (come pane, mozzarella, dolci e anche birra, utilizzando acqua di mare filtrata e desalinizzata) per garantire la massima freschezza, evitare i trasporti inutili e ridurre gli sprechi. «La crescita di movimentazione e di posizionamento delle navi nel Mediterraneo porterà a un significativo aumento delle spese sui territori, soprattutto in quelli più capaci di dialogare con le compagnie – afferma Francesco di Cesare, presidente di Risposte Turismo – Si tratta infatti di rispondere alle specifiche esigenze di questo particolare comparto, che ha ancora diverse potenzialità non pienamente colte in Italia».
Un’opportunità che hanno, invece, già individuato molti grandi brand del made in Italy che hanno puntato sulle navi per farsi conoscere da una platea più ampia di consumatori. E far vivere un’esperienza autenticamente italiana.