Storie Web venerdì, Luglio 4
Notiziario

Dopo decenni di alchimie, promesse e compromessi sulle regole per uscire dal lavoro prima e con assegni più generosi, arriva un’ipotesi che scardina ogni certezza: al momento della pensione non sarà più il singolo lavoratore a congedarsi dall’attività, ma lui e il suo gemello digitale, la sua intelligenza artificiale verticale personale, cioè il capitale computazionale.

Una scia di contributi invisibili ma tracciabili che l’individuo lascia dietro di sé. Una rivoluzione copernicana che non è solo tecnologica: è sociale, culturale, identitaria. Non siamo di fronte alla solita profezia fantasiosa di qualche guru della futurologia. A tratteggiare questo scenario, con la forza di chi gestisce la principale cassa previdenziale del Paese, è Valeria Vittimberga, direttrice generale dell’Inps. Nella puntata di Codice, in onda su Rai1 il 4 luglio in seconda serata, ragiona su questa concreta prospettiva, lanciando un messaggio che suona come un terremoto concettuale: «Le realtà digitali corrono più veloci delle nostre regole. Oggi il valore di un lavoratore non si misura solo in anni di impiego ma nel patrimonio immateriale che crea: dati, relazioni, input propositivi che continuano a generare valore anche dopo il suo addio all’azienda. Conta essenzialmente il valore aggiunto che ogni singolo addetto apporta».

Mappatura predittiva di controlli e ispezioni

La traiettoria è segnata: la contribuzione e l’anzianità verranno sostituiti dal valore aggiunto. Se questa prospettiva prendesse forma, cambierebbe la definizione stessa di lavoro e farebbe saltare quella rigida barriera che separa l’attività produttiva dalla quiescenza. È la dimostrazione che il sistema pubblico ha imparato a captare le nuove traiettorie dell’economia: non più solo ore lavorate e contributi versati ma algoritmi, reti neurali e intelligenze artificiali che già oggi – conferma la dottoressa Vittimberga – aiutano l’Inps a mappare le trasformazioni e a indirizzare controlli e ispezioni in modo predittivo.

Il nostro lavoro d’ora in poi sarà sempre più anche quello di addestrare le intelligenze artificiali a eseguire le mansioni. Come già avviene in altri paesi tecnologicamente avanzati dell’Asia e del Medioriente, al momento dell’assunzione verremo valutati anche per come abbiamo addestrato la nostra personale AI a lavorare con noi e al nostro posto, e sarà proprio lei, in quanto nostro asset di valore principale, a restare in azienda. È il capitale computazionale che continuerebbe a fruttare anche dopo l’uscita dall’azienda del dipendente. Una vera rivoluzione in termini sociali prima che tecnologici, quella ipotizzata dal vertice Inps, che implicherebbe una rivisitazione dell’idea stessa di lavoro e anche di quella ormai del tutto superata rigida frontiera che separa la fase riconosciuta di attività produttiva di un lavoratore da quella di uscita dalla sfera attiva. Ad andare in pensione a questo punto sarà il concetto stesso di pensione come la intendiamo ora.

Pensionati che continuano a produrre ricchezza

Un’urgenza resa ancora più pressante dal cambio di pelle demografico che l’Italia sta vivendo. Le culle vuote raccontano di un Paese che invecchia e prolunga la propria vita attiva: siamo secondi al mondo per aspettativa di vita, primi per vitalità degli over 70, che sempre più spesso tornano al lavoro facendo crescere il Pil di miliardi. In regioni come Lombardia e Veneto, secondo il demografo Giampiero Dalla Zuanna, lo 0,5% del Pil arriva proprio da pensionati che continuano a produrre ricchezza.

Condividere.
© 2025 Mahalsa Italia. Tutti i diritti riservati.