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Notiziario

Il capriolo salvato dal Cras il Pettirosso

Lupi stremati e caprioli disorientati dalla pioggia: sono gli effetti del maltempo che si sta abbattendo in queste ore in Emilia Romagna e Toscana. Il 15 marzo è stato diramato dalla Protezione Civile un allerta meteo rossa e arancione nelle due regioni e la situazione è sempre più critica a causa delle piogge torrenziali che stanno provocando l’esondazione dei corsi d’acqua e l’allagamento dei centri abitati. L’essere umano però non è l’unico a fare le spese delle condizioni meteo di questi giorni, come racconta a Fanpage.it Piero Milani, responsabile del Cras il Pettirosso di Modena.

Gli animali sono allo stremo, e noi volontari con loro. Abbiamo visto caprioli bagnati fino alle ossa, e lupi persi in un prato a causa della pioggia. Sono s rischio anche gli uccelli che stanno arrivando dall’Africa per la migrazione e trovano questo tempo”.

“Preserviamo natura e animali per proteggere tutti noi”

In queste ore i volontari della Protezione Civile e dei Vigili del Fuoco stanno intervenendo in moltissime province del centro Italia a causa dei danni provocati dalle piogge torrenziali che stanno investendo soprattutto Toscana ed Emilia Romagna. Proprio qui, nella provincia di Modena stanno lavorando da ore anche i volontari de il Pettirosso, uno dei Centri di recupero per la fauna selvatica (Cras) più attivi del Paese.

Al momento esistono circa 100 Cras riconosciuti e regolarmente censiti nelle diverse regioni italiane, si tratta di strutture che svolgono un servizio fondamentale per la collettività perché si prendono cura degli animali selvatici in difficoltà, parte del patrimonio indisponibile dello Stato. Ad occuparsi degli animal, dai lupi agli uccelli passando anche per cervi e caprioli, sono principalmente i volontari come Milani, in alcuni casi supportati dalle Forze di Polizia, in uno sforzo spesso superiori alle loro reali capacità.

Gli animali selvatici sono figli di un dio minore – ammette Milani – e in questi momenti ce ne rendiamo conto in maniera chiara. Gli spazi lasciati agli animali selvatici sono spicchi ridotti ai minimi termini tra le nostre città. Le persone non li vogliono vicino alle loro abitazioni senza rendersi conto che quella strada era la loro casa prima della cementificazione”.

Questo esproprio nei confronti della natura ha conseguenze dirette anche sulla nostra specie: secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), l’Emilia Romagna si conferma la prima regione d’Italia per cementificazione in aree alluvionali.

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Suolo consumato (2023) in aree a pericolosità idraulica media. Fonte: elaborazione ISPRA su cartografia
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Preservare gli ambienti naturali permette di ottenere una serie di servizi ecosistemici, benefici per la nostra specie di cui spesso non ci rendiamo neanche conto. Ad esempio, l’assenza di aree verdi nelle grandi città, unita la maggiore concentrazione di cemento, fa aumentare le temperature, un fenomeno che ha ricadute negative sulla salute dei cittadini e fa aumentare i costi dell’energia. Allo stesso modo, lo sradicamento sistematico di alberi e radici rende il territorio più fragile ed esposto alle conseguenze del maltempo eccezionale che ormai da diversi anni colpisce il Paese. Un ruolo importante nei servizi ecosistemici è occupato anche dalle specie chiave, animali che con la loro presenza garantiscono l’equilibrio dell’ambiente di cui facciamo parte anche noi.

È un dramma a cascata – sostiene il responsabile del Cras – le persone si lamentano quando vedono gli animali vicino a loro senza pensare che quelle case e quei capannoni non c’erano fino all’altro giorno, e che sono loro ad essere andati vicino agli animali. Strade e quartiere nascono come funghi, e pertanto la fauna selvatica è stata sospinta nelle aree a maggiore rischio di frane“.

Gli animali a rischio a causa del maltempo: lupi, caprioli, uccelli

A complicare il tutto c’è anche il periodo in cui ormai da diversi anni si stanno verificando eventi meteorologici estremi come quello in corso: “La fauna selvatica sta vivendo una situazione veramente drammatica perché è il periodo delle nidificazioni e anche quello in cui partoriscono i caprioli, tutti gli ungulati, e i mustelidi. Partorire in queste situazioni mette a rischio le future generazioni: oltre alla difficoltà del partorire durante un’alluvione c’è anche il problema dell’alimentazione della prole, perché quando l’acqua non lascia nulla”.

“Ho visto caprioli stremati e completamente bagnati, come quello che abbiamo salvato con l’aiuto della Polizia in provincia di Modena. Ci sono lupi disorientati, e anche quelli li vedi persi in un campo, tutti bagnati“. Accanto a questi ci sono poi animali di cui spesso ci si dimentica: “Gli uccelli stanno migrando: dall’Africa stanno andando verso il nord Europa, ma come fanno a passare in mezzo a piogge e nevicate eccezionali? Sorvolano un territorio morto, senza trovare cibo. Sono condizioni critiche”.

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Il salvataggio congiunto di un capriolo da parte del Cras e della Polizia

Critiche ma ormai consuete: “Ormai non lo ritengo più anomalo perché l’anno scorso è stato uguale, l’anno prima lo stesso, e così quello prima ancora. È diventato una consuetudine, ma gli animali hanno bisogno di più tempo per adattarsi e cambiare comportamenti che sono il frutto di un’evoluzione lenta e graduale durata migliaia di anni”.

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