Storie Web venerdì, Febbraio 7
Notiziario

Il quesito “è omogeneo, chiaro e univoco”, si legge nella sentenza depositata oggi con cui la Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum sulla cittadinanza. Ricordiamo che cosa prevede e quando si vota.

È stata pubblicata oggi, la sentenza con cui la Corte costituzionale lo scorso 21 gennaio si espressa sui referendum che si voteranno quest’anno. I giudici avevano dichiarato inammissibile quello che intendeva abrogare la legge sull’Autonomia differenziata, su cui la stessa Consulta si era pronunciata a novembre, bocciando diversi aspetti della norma. 

Ammissibili invece i quattro quesiti sul lavoro (jobs act, indennità di licenziamento illegittimo, contratti di lavoro a termine e responsabilità dell’imprenditore committente) e quello sulla cittadinanza. Quest’ultimo chiede la riduzione da 10 a 5 anni del tempo di residenza necessario per chi intende richiedere la cittadinanza.

Perché la Corte costituzionale ha dichiarato ammissibile il quesito

Il quesito interviene sulla legge numero 91 del 1992 per abrogare l’intero articolo 9, comma 1, lettera f) e alcune parole alla lettera b). Ovvero esclusivamente la parte relativa al requisito temporale. Oggi infatti, gli stranieri maggiorenni che risiedono in Italia e che rispettano una serie di requisiti (dalla conoscenza della lingua alle condizioni economico-sociali) devono dimostrare di aver vissuto nel Paese per dieci anni consecutivi. Il referendum invece, chiede di dimezzare questo periodo, a cinque anni, lasciando intatti gli altri requisiti. 

Referendum sulla cittadinanza, quando si vota e cosa dice il quesito ammesso dalla Consulta

Per la Consulta, “il quesito è omogeneo, chiaro e univoco”, si legge nella sentenza depositata quest’oggi. “La richiesta referendaria non contraddice neppure la natura abrogativa del referendum, che la Corte ha costantemente ritenuto non può essere utilizzato per costruire, attraverso il quesito, nuove norme non ricavabili dall’ordinamento. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la nuova regola non sarebbe del tutto estranea al contesto normativo di riferimento”, prosegue.

I giudici hanno motivato l’ammissibilità spiegando che in caso di approvazione del refrendum “verrebbe a essere modificato esclusivamente il tempo di residenza legale necessario per poter presentare la domanda di cittadinanza – pari a cinque anni – restando invece fermi i soggetti che potranno fare la richiesta, i restanti requisiti per presentarla (la residenza nel territorio della Repubblica e l’adeguata conoscenza della lingua italiana), nonché la natura di atto discrezionale di “alta amministrazione” del provvedimento di concessione della cittadinanza”.

Peraltro, prima della legge del ’92, il tempo minimo di residenza per diventare cittadino italiano era fissato a cinque anni, come ricorda la stessa Corte. “La normativa di risulta, pertanto, sarebbe pienamente in linea con un criterio già utilizzato dal legislatore”, hanno puntualizzato i giudici.

Quando si vota

Dopo l’ok della Consulta, il prossimo appuntamento coincide con la data in cui il presidente della Repubblica Sergio Mattarella comunicherà quando si andrà a votare. I cittadini saranno a chiamati ad esprimersi sui cinque referendum, che come prevede la legge, dovranno tenersi  in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno. 

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