Storie Web martedì, Marzo 18
Notiziario

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo al Senato, ha chiarito le posizioni che il governo porterà al Consiglio europeo in programma a Bruxelles il 20 e il 21 marzo. Dalle politiche di riarmo europeo e nazionale, alle trattative per la pace in Ucraina, fino ai dazi statunitensi, la crisi in Medio oriente e le politiche sui migranti.

Giorgia Meloni ha parlato al Senato, svolgendo le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo. Come sempre, in vista dell’appuntamento a Bruxelles, la presidente del Consiglio ha delineato le posizioni del governo sui temi principali – dall’Ucraina al Medio oriente, dagli Stati Uniti alle politiche di difesa europee, fino al tema dei migranti.

Meloni ha iniziato dicendo che è un “momento decisivo per il destino dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente. Spero che il dibattito ci trovi tutti consapevoli del tempo grave che stiamo attraversando, e che si possa ragionare insieme delle scelte migliori per la nostra nazione”.

Meloni non esclude di aumentare il debito pubblico per le spese militari

Il tema più ‘caldo’ degli ultimi giorni è stato la difesa europea. La premier ha iniziato spiegando che non condivide il nome del piano ReArm Eu: “Siamo chiamati a rafforzare le nostre capacità difensive, ma questo non significa acquistare armamenti. Intanto perché non si tratta di acquistarli, ma semmai di produrli. Ma ancor prima perché rafforzare le nostre capacità difensive significa occuparsi di molte più cose. La sicurezza è una materia molto vasta”.

Meloni oggi al Senato in diretta: “Sui dazi scongiurare guerra commerciale, ReARm? Nome fuorviante”, comunicazioni prima del Consiglio Ue

Ha fatto alcuni esempi: “Pensiamo alla difesa dei confini, al terrorismo, agli attacchi hacker, al dominio sottomarino, a gasdotti e altre infrastrutture energetiche da tutelare, le catene commerciali, il dominio aerospaziale. Cose che non si fanno semplicemente con le armi. Senza questo approccio non c’è difesa, senza difesa non c’è sicurezza, e senza sicurezza non c’è libertà. Noi riteniamo che debba essere chiaro che con le risorse a disposizione si possono finanziare anche tutte le cose che ho elencato”.

Tornando sul piano, l’Italia “non intende distogliere un solo euro dai fondi di coesione” europei, ha ribadito Meloni. Che poi però, con parole piuttosto ambigue, non ha escluso che l’Italia aumenterà il suo debito pubblico per la spesa militare. Una delle possibilità del piano, infatti, è di fare deficit aggiuntivo, che non ‘pesa’ sui paletti di bilancio europei. Finora il ministro dell’Economia Giorgetti aveva descritto questa possibilità come quasi impensabile per l’Italia. Meloni invece si è limitata a dire che “l’Italia valuterà con grande attenzione l’opportunità o meno di attivare gli strumenti previsti dal piano”. Al momento, ha detto, possiamo “vantare indicatori economici estremamente positivi, a cui non intendiamo rinunciare”.

L’attacco alle opposizioni che colpisce anche la Lega

Poi la premier ha attaccato chi fa la “grossolana semplificazione” di sostenere che “aumentare la spesa insicurezza equivale a tagliare la spesa per servizi, scuola, sanità, welfare. Non è così, e chi lo sostiene è perfettamente consapevole che sta ingannando i cittadini”, ha detto. Non è sfuggito a nessuno che queste posizioni sono state sostenute non solo da parte dell’opposizione, ma anche dalla Lega. Che infatti non ha applaudito questo passaggio del discorso di Meloni.

La presidente del Consiglio ha poi concluso: “So che la libertà ha un prezzo, che se non sei capace di difenderti non puoi neanche decidere, contare, affermare il tuo interesse nazionale. Chi oggi sventola le bandiere della pace contro la spesa militare si lamenta anche dell’eccessiva ingerenza americana. Le due cose non stanno insieme. O demandi la tua sicurezza ad altri e gli altri decidono per te, o impari a difenderti da solo e allora decidi tu”.

Il no del governo all’invio di soldati in Ucraina

Decisamente collegato al tema della spesa militare è quello dell’Ucraina: “L’Italia si è dimostrata una nazione solida e credibile, che ha una posizione chiara”, ha rivendicato Meloni. “Siamo al fianco del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ogni qual volta viene attaccato solo per aver ricordato chi sono gli aggressori e chi gli aggrediti”, ha aggiunto, con un applauso dell’Aula.

“Dopo tre anni di guerra la Russia controlla il 19% del territorio ucraino, e non ha neanche il pieno possesso delle regioni che aveva dichiarato annesse a settembre 2022. Questo non sarebbe stato possibile il sostegno compatto e determinato dell’Occidente. Salutiamo questa nuova fase e sosteniamo gli sforzi del presidente Donald Trump in questo senso”, ha detto la presidente del Consiglio. “L’Italia considera la proposta di cessate il fuoco” arrivata a Gedda dai negoziati tra Usa e Ucraina “un primo significativo passo”.

Il punto, ha detto Meloni, è garantire la sicurezza dell’Ucraina. E “non è immaginabile costruire garanzie di sicurezza dividendo l’Europa e gli Stati Uniti. È giusto che l’Europa si attrezzi per fare la propria parte, ma ingenuo o folle pensare che possa fare da sola, senza la Nato. Chi ripete che l’Italia dovrebbe scegliere tra Europa e Usa lo fa strumentalmente per ragioni di polemica interna. Chi alimenta una narrazione diversa non fa che indebolire l’intero occidente a beneficio di ben altri attori”.

Detto questo, la posizione dell’Italia è critica rispetto alla proposta di inviare soldati, e la premier lo ha chiarito. “L’invio di truppe italiane in Ucraina è un tema che non è mai stato all’ordine del giorno, come riteniamo che l’invio di truppe europee sia un’opzione complessa, rischiosa e poco efficace“. La proposta italiana sarebbe di estendere “garanzie sul modello dell’articolo 5 del trattato Nato” all’Ucraina, “senza che questo implichi necessariamente adesione di Kiev alla Nato. L’articolo 5 “non prevede l’automatica entrata in guerra in caso di aggressione di uno Stato membro, ma l’assistenza allo Stato con il mezzo ritenuto più opportuno; il ricorso alla forza non sarebbe l’unica opzione”

I contri-dazi europei agli Usa? “Non un buon affare”

Il tema dei dazi degli Stati Uniti “non è all’ordine del giorno” del Consiglio europeo, “ma ovviamente è questione da tenere in grande considerazione”. Il quadro, ha detto Meloni, “è complesso, in costante evoluzione”.

La linea italiana è che serva “trovare con pragmatismo un possibile terreno di intesa e scongiurare una guerra commerciale che non avvantaggerebbe tutto, né gli Usa né l’Europa. Non è saggio cadere nel terreno delle rappresaglie”. I dazi infatti possono portare inflazione, riduzione del potere d’acquisto e una nuova stretta monetaria. “Non sono certa che sia un buon affare rispondere ai dazi con altri dazi, le energie dell’Italia vanno spese alla ricerca di soluzioni di buon senso tra Usa e Europa, dettate dalla logica più che dall’istinto, in una logica di reciproco rispetto e convenienza economica”.

Migranti, Meloni rivendica protocollo Italia-Albania: “Siamo apripista”

Meloni non ha perso occasione per tornare sul tema dei migranti. Ha sottolineato che lo scorso anno sono diminuiti gli sbarchi in Italia e così anche il numero di morti nel Mediterraneo. “A differenza di quello che ho sentito sostenere, al momento i numeri di quest’anno sono in linea con quelli del 2024, con piccole oscillazioni date da una complessa dinamica libica”.

“Diminuire le partenze e stroncare il business dei trafficanti è l’unico modo per ridurre il numero di migranti che perdono la vita nel tentativo di raggiungere l’Italia e l’Europa, questo è il risultato che ci deve rendere maggiormente orgogliosi”, ha detto la leader di FdI. Che poi ha proseguito: “È fondamentale che l’Ue diventi efficace in questo: se entri illegalmente in Europa non puoi rimanere sul territorio europeo, devi essere rimpatriato“.

Passando al protocollo Italia-Albania, ha attaccato: “Al di là della propaganda, se nella nuova proposta di regolamento europeo si propone di creare centri per i rimpatri in Paesi terzi è grazie al coraggio dell’Italia, che anche su questo ha fatto da apripista. Naturalmente stiamo seguendo il ricorso davanti alla Corte di giustizia, sono rimasta favorevolmente colpita che la maggioranza degli Stati membri dell’Ue e la Commissione Ue siano intervenuti per sostener la posizione dell’Italia sul concetto di Paese sicuro di origine”. Il tema, ha aggiunto,”è molto controverso e oggetti di provvedimenti giudiziari dal sapore spesso ideologico”.

Le parole sul Medio oriente: “Hamas rilasci gli ostaggi e deponga le armi”

Meloni ha detto di provare “grande preoccupazione per la ripresa dei combattimenti a Gaza, che mette a repentaglio il rilancio degli ostaggi e la fine permanente delle ostilità, come la ripresa di una piena assistenza umanitaria nella Striscia”. È necessario, ha detto, “che Hamas rilasci gli ostaggi e deponga le armi“.

Preoccupazione anche per “quello che sta accadendo in Siria, dopo gli ultimi brutali attacchi che hanno visto milizie legate al nuovo governo uccidere centinaia di civili”. A questo punto del discorso la premier ha salutato Papa Francesco, con una standing ovation del Senato: “Il mio augurio è di poterlo vedere il prima possibile ristabilito del tutto”.

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