Nel bene e nel male, tra scatti portentosi e crolli a doppia cifra, è l’Italia centrale l’indiscussa protagonista dell’export su base territoriale nel 2024. In termini di crescita, come più volte segnalato dal Sole 24 Ore, Arezzo non ha rivali, con un progresso di oltre il 45% che porta le vendite annue della provincia a oltre 15 miliardi di euro (quasi 5 in più), proiettando l’area per la prima volta nella top ten delle maggiori zone esportatrici del Paese. Esito però di una situazione del tutto circoscritta e transitoria, per effetto dei maxi-acquisti di semilavorati in oro che per tutto l’anno sono arrivati ad Arezzo dalla Turchia, risultato di vincoli doganali che hanno spostato verso il distretto toscano gran parte degli acquisti di Ankara in passato orientati su oro grezzo e su altri paesi, Svizzera ed Emirati Arabi Uniti in particolare. Com risultato, la gioielleria di Arezzo pasa in un anno da 3,5 a 7,7 miliardi di euro.
Un percorso opposto è stato invece seguito nelle Marche da Ascoli Piceno, dove lo stop alle vendite di un farmco anti-Covid dal sito Pfizer, vendite in particolare verso la Cina che avevano fatto decollare l’export 2023, ha l’effetto di riportare la provincia alla sua media storica, abbattendo i valori del 62%, peggior risultato tra tutte le aree analizzate dall’Istat, un crollo di quasi cinque miliardi di euro. Con la farmaceeutica che in un anno passa da 6,5 miliardi ad appena 1,7.
Farmaceutica che invece fa da traino ai risultati di Firenze, altra provincia in fortissima crescita, con progressi 2024 del 20%, oltre quattro miliardi di vendite in più. Con la farmaceutica a passare da 4,3 a 7,9 miliardi. Risultato, che in aggiunta alla scatto di Arezzo, porta la Toscana a segnare eil risultato migliore in termini di tasso di crescita, piazzando un guadagno del 13,6% a fronte di un calo generale 2024 dello 0,5%. Toscana che per la prima volta supera così il Piemonte e si porta al quarto posto assoluto tra le regioni esportatrici. Mentre Firenze, grazie alla crescita 2024, scavalca Vicenza e Bergamo portandosi sul podio, alle spalle di Milano (irraggiungibile) e di Torino, ormai a ridosso nei valori: dal gap di nove miliardi dello scorso anno ora si è scesi ad appena un miliardo.
Tra le province più pesanti in termini di export va segnalata la discesa a doppia cifra di Torino, quattro miliardi persi per strada per effetto del crollo delle vendite di auto (da 7,4 a 4,6 miliardi), così come in caduta libera sono gli altri distretti deell’auto: per Potenza c’è il peggior risultato tra le province (-50%), per effetto di vendite di auto che passano da 1,9 miliardi a 700 milioni. Così come in discesa, da 2,8 a 2 miliardi, sono gli autoveicoli in uscita da Chieti, performance meno negativa per la minor caduta registrata dai veicoli commerciali.