Se ne parlava da tempo come a sottolineare la volontà della famiglia Ciancio Sanfilippo di cedere non di disfarsi del quotidiano La Sicilia, storico presidio di informazione soprattutto nella Sicilia Orientale. Il quotidiano di Catania, fondato il 15 marzo 1945 da Domenico Sanfilippo, lo zio di Mario Ciancio Sanfilippo che da direttore ne ha fatto un quotidiano autorevole al centro di una costellazione di aziende non solo editoriali. Così il passaggio del quotidiano La Sicilia a Palella Holding, il family office dell’imprenditore italo-americano Salvatore Palella, imprenditore trentenne noto per aver lanciato e portato al successo Heilbiz e che a febbraio ha comprato Wash Out (specializzata nella gestione e manutenzione digitale dei veicoli, offrendo servizi sia ai privati sia alle flotte aziendali) da Telepass.
Il nuovo inizio per il quotidiano
Palella è originario di Acireale (Catania) ma vive a New York dove ha fondato una decina di anni fa la sua prima azienda. Ed è a partire questo giovanotto delle Aci che mette la firma al «nuovo inizio» di un quotidiano che negli anni ha ospitato la firma di grandi giornalisti e ha formato generazioni di cronisti. Un valore storico, economico, sociale e politico indiscusso il cui artefice è stato senza dubbio Mario Ciancio, protagonista di una effervescente stagione editoriale nel nostro Paese fino ad arrivare al vertice della Fieg. «Otto decenni ricchi di soddisfazioni e difficoltà, sempre superate con realismo e lavoro, un grande gruppo di donne e uomini che giorno dopo giorno hanno saputo informare i siciliani. È stato, soprattutto, un patto con i lettori: offrire informazione onesta, indipendente, ancorata ai fatti e aperta al confronto – dice Domenico Ciancio, figlio di Mario e oggi condirettore della testata (cosa che continuerà a fare) -. Questo giornale cambia proprietà ma non rinnega nulla di quanto costruito, continuerà a difendere la democrazia, bene da tutelare sempre, oggi come domani. Continuerò a lavorare al “giornale” come ho fatto durante tutta la mia vita professionale, ringraziando di aver avuto un grande maestro, mio padre».
I progetti di sviluppo e la nuova sede
Non si sa ancora molto del valore dell’operazione (per ragioni di riservatezza non è stato diffuso), ma si sa quanto basta per capire che alla Holding di Palella non va solo l’intero pacchetto della Domenico Sanfilippo editore Spa e la partecipazione azionaria nell’Ansa ma anche la Centrale del Latte di Catania con i suoi 22 mila metri quadrati di archeologia industriale destinata a essere trasformata in campus editoriale e incubatore di start-up. Il nuovo inizio del quotidiano passa anche dal trasferimento della redazione in un palazzo liberty di Corso Italia, nel cuore di Catania, ristrutturato secondo criteri green: La Sicilia lascia così lo storico edificio di Viale Odorico da Pordenone, per anni luogo di incontro e meta di potenti di tutte le latitudini. «Questa – dice Antonello Piraneo, giornalista di vaglia del quotidiano dove è cresciuto professionalmente fino ad arrivare al vertice in un momento difficile -. La fondazione, il consolidamento nella città di partenza, la crescita nelle altre province, la tenuta – contro tutto e tutti – sono le quattro stagioni che abbiamo conosciuto e che abbiamo fatto conoscere a voi, cari lettori. La quinta comincia oggi con il passaggio di proprietà, ed è quella di un nuovo orizzonte, di un altro futuro, di una sfida professionale adeguata al momento, quindi importante».
Una nuova app e newsletter bilingue
Tra i progetti di rilancio una nuova app completamente rinnovata, podcast tematici, newsletter bilingue e una redazione social rafforzata per dialogare con i milioni di siciliani residenti all’estero: così il marchio “Sicilia”, tra i brand geografici più riconosciuti a livello globale, si trasforma in una piattaforma mediatica internazionale. «Ho scelto di acquistare “La Sicilia” perché credo che il primo passo per costruire un futuro sia una comunicazione giusta: libera, aperta, trasversale, positiva. Perché è con la positività, con la visione e con il coraggio che si chiudono accordi, si attraggono investimenti e si crea ricchezza – dice Palella -. Non un ritorno, ma un inizio. Perché credo – anzi, so – che costruire oggi significhi dare una speranza concreta alle prossime generazioni».