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Notiziario

Danilo Petrucci ha raccontato il calvario patito insieme ai compagni di squadra del team Italtrans a bordo del suo camion Iveco nel corso della tappa da 48 ore della Dakar 2025: “È come nella vita, quando sei disperato, l’unica cosa che vuoi fare è andare avanti”.

Il secondo giorno della tappa da 48 ore della Dakar 2025 è stato un vero e proprio calvario per l’ex pilota della MotoGP Danilo Petrucci e il suo team Prometeon Italtrans Iveco con il quale, nell’inedita veste di meccanico/pilota di camion, è tornato quest’anno a partecipare al rally raid più duro al mondo. A raccontare tutte le disavventure con cui hanno dovuto fare i conti lui e i suoi compagni di squadra, l’esperto pilota Claudio Bellina e il navigatore Marco Arnoletti, nella parte finale della tappa più dura di tutta la corsa (1.000 km in due giorni dormendo una notte in tenda nel deserto avendo a disposizioni solo razioni militari di cibo per la cena e la colazione) è stato lo stesso 34enne ternano.

Visibilmente provato, dopo essere arrivato al traguardo con quasi quattro ore di ritardo dal vincitore Macik, Danilo Petrucci ha difatti affidato ad un video, poi pubblicato sul suo profilo Instagram, il racconto di una tappa che ha messo lui e i suoi compagni di viaggio a durissima prova avendoli visti prima perdersi nel deserto smarrendo la via, poi arenarsi nella sabbia, quindi fare i conti con un ammortizzatore saltato e una foratura, e infine, a causa del mancato funzionamento del sistema d’aria, dover procedere a passo d’uomo per raggiungere il traguardo.

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Dopo aver concluso la prima giornata al sesto posto, il giorno conclusivo della tappa da 48 ore è stato drammatico per l’ex pilota della MotoGP che oggi corre in Superbike, e il team Italtrans. Intorno al 720° chilometro, quando mancavano circa 250 chilometri alla conclusione, infatti il team Italtrans ha perso la rotta con Claudio Bellina che è stato quindi costretto a guidare l’Iveco su dune sconosciute, cosa che, oltre a far perdere prezioso tempo, ha dato il via ad una sequela di disavventure.

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La tappa di 48h è finalmente finita. Ieri era andata bene, nessun problema ed eravamo al sesto posto. Il giorno successivo era iniziato bene, lottavamo per la top 5 nonostante una piccola foratura sulla ruota anteriore destra. Sapendo che dovevamo andare sulle dune ho dato il volante a Claudio (Bellina, ndr) e con il compressore sono riuscito a gonfiare la gomma forata e mantenerla sempre ad una buona pressione – ha difatti raccontato il classe ’90 –.

Poi, intorno al km 720, c’era un checkpoint difficile da vedere con tante auto in giro che cercavano la strada giusta e tanta polvere. Lì abbiamo smarrito la strada e Claudio purtroppo è rimasto bloccato in un banco di sabbia. Abbiamo scavato la sabbia per un’ora e poi siamo riusciti a spostare il camion – ha quindi proseguito il pilota umbro –. A quel punto Claudio mi ha ceduto il volante e poco dopo si è rotto l’ammortizzatore dell’anteriore sinistra e nel cedimento ha anche tranciato il tubo che portava l’aria necessaria a tenere la gomma forata in pressione.

Altra sosta per sostituire l’ammortizzatore e il tubo, ma non solo – ha dunque aggiunto l’ex pilota MotoGP –. Senza sistema d’aria era impossibile gonfiare i cuscini per cambiare la gomma, ma Claudio e Marco hanno trovato il modo di gonfiare i cuscini e abbiamo cambiato la ruota e siccome anche il sistema pneumatico non funzionava abbiamo dovuto fare la riparazione perdendo un’altra ora. E, senza sospensione e con un sistema d’aria di fortuna, abbiamo percorso gli ultimi 30 km a passo d’uomo per arrivare al traguardo“.

Un’esperienza davvero probante per Danilo Petrucci che però, da questo calvario,  ha tratto un insegnamento positivo: “Come sempre la Dakar è una lezione di vita. Perdi la strada e non sai da dove vieni e dove devi andare. O rompi qualcosa e pensi che tutto sia perduto. Ma come nella vita, quando sei disperato, l’unica cosa che vuoi fare è andare avanti. Un problema diventa opportunità. L’opportunità di andare sempre avanti” ha difatti chiosato il pilota ternano che ancora una volta, che guidi una moto o un camion, ha dimostrato come proprio nei momenti più complicati riesca a tirare fuori il meglio di sé.

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