Storie Web lunedì, Marzo 10
Notiziario

Il Lunar Gateaway è una stazione orbitale lunare composta da sette moduli per supportare le missioni Artemis. Parliamo di un avamposto strategico per il ritorno dell’uomo sulla Luna e un banco di prova per le future missioni su Marte. Sara Pastor è la manager di Esa responsabile di uno dei moduli abitativi di Gateway: il progetto I-Hab.

Intervista a Sara Pastor

Responsabile del progetto I-Hab per ESA

Sarà il primo avamposto nello spazio profondo dell’umanità. Il Lunar Gateway (Portale lunare) è una mini-stazione spaziale che orbiterà attorno alla Luna. Non sarà solo un punto di appoggio per gli astronauti diretti sulla superficie lunare, ma una base per future missioni, anche su Marte.

Il Gateaway sarà composto da sette moduli, tra questi HALO e l’I-Hab, il modulo abitativo dell’ESA, l’Agenzia spaziale europea, realizzato da Thales Alenia Space. La stazione ospiterà astronauti, supporterà ricerche scientifiche e diventerà un punto d’appoggio fondamentale per le missioni lunari. Per capire meglio come sarà la prima casa cislunare abbiamo parlato con Sara Pastor, responsabile del team lunare di ESA.

Come sei arrivata a lavorare per l’ESA e diventare responsabile del progetto I-Hab?

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Io ho studiato ingegneria aerospaziale al politecnico di Torino, ho lavorato in Thales Alenia Space e poi a 28 anni ho deciso di andare all’estero. Quando sono entrata all’Esa ho fatto proprio la classica gavetta e poi c’è stata questa opportunità di diventare capo del programma lunare.

E ora siete a lavoro sulla prima casa permanente dell’umanità lontano dall’orbita terrestre. 

Il Gateway sarà la prima casa cislunare, non sulla superficie lunare ma in orbita, girerà infatti intorno alla Luna, permetterà di arrivare in determinati punti così vicini alla superficie che gli astronauti con un lander potranno raggiungere la Luna.

Come sarà?

Eh piccolino e formato da più moduli collegati tra loro, ci saranno più habitat, come Halo e l’I-Hab.

Quali sono le differenze tra i due moduli abitativi?

La struttura è la stessa, I-Hab ha però una porta assiale in più sulla parte cilindrica, perché è collegato ad Halo. Non solo, l’I HAB ha dei radiatori che si aprono per il controllo termico.

Ci sarà qualche comfort?

Certo. Su Halo ci sarà la macchina per far fare esercizi agli astronauti e mantenere la muscolatura. Sui moduli ci saranno anche strumenti per la rimozione della Co2 e i gas pericolosi, quindi controlli dell’aria. I-Hab avrà anche un piccola cucina, un tavolino da usato per mangiare e lavorare, e poi ci sarà un forno e un distributore di acqua potabile.

Avranno internet per comunicare?

Sì tutte le parti del network sono connesse a internet. Tutta la comunicazione avverrà con le classiche bande di trasmissione, tutto il protocollo sarà basato su un internet protocols.

Quindi potrebbero connettersi senza problemi a una videochiamata come stiamo facendo noi in questo momento.

Esatto. Come poi funziona anche sulla Stazione Spaziale internazionale.

Quali sono le principali sfide tecniche e logistiche nella progettazione e realizzazione del modulo abitativo?

Il problema principale è la massa al lancio. Sull’orbita cislunare abbiamo bisogno di lanciatori molto più potenti e di ridurre la massa, quindi miniaturizzare, scegliere materiali più leggeri. Un possibile problema potrebbero essere le radiazioni, è un ambiente che ancora non conosciamo bene.

Quindi bisogna capire come proteggere gli astronauti.

Certo, ma anche l’equipaggiamento. Le radiazioni sull’orbita sono critiche, in più quelle solari sono prevedibili solo qualche ora prima e possono essere molto forti. Sarà un’opportunità per studiare nuovi materiali e tecniche.

Al di là delle sfide quando sarà pronto il progetto?

Halo dovrebbe essere lanciato nel 2027. I-Hab verso la fine del 2028, quindi noi stiamo lavorando per avere i moduli pronti per quelle date.

In che modo il modulo contribuirà a supportare le missioni lunari e l’esplorazione dello spazio profondo?

Sarà importantissimo. Innanzitutto non saremo più nell’orbita spaziale bassa, e gli astronauti ci metteranno più tempo a tornare sulla Terra, quindi se succederà qualcosa bisognerà sfruttare la telemedicina. Capiremo poi tantissimo sulle radiazioni, e questi studi saranno anche sfruttati per le future missioni su Marte.

E infatti questo progetto potrà essere un primo passo per atterrare su Marte. 

Assolutamente, sarà fondamentale. Poi su Marte dovremo andare ancora più leggeri, quindi ci saranno ulteriori sfide da affrontare. Il Gateway però è stato preparato proprio per esplorare sia la Luna sia Marte.

Prima diceva che ci vorrà più tempo per tornare sulla Terra da Gateway, per essere precisi quanto?

Eh quattro cinque giorni, dalla Stazione Spaziale Internazionale bastano due tre ore dallo sgancio.

Qual è il ruolo dell’Italia in questo progetto?

Un ruolo fondamentale. Tutte le strutture primarie dei moduli pressurizzati, quelli abitativi, sono fatte a Torino da Thales Alenia Space. Non solo anche i convertitori di aria e acqua sono stato fatti a Torino, c’è una parte di elettronica fatta da Blue Electronics. C’è un grosso indotto insomma.

Ora si sta lavorando sempre di più con aziende private nel settore spaziale. Come vede il ruolo dell’ESA nell’ecosistema emergente della space economy?

È chiaro che c’è un grande movimento di agenzie private, soprattutto lato americano, in Europa non è ancora così prominente. Come ESA abbiamo contatti con tutti per garantire continuità ai progetti per la parte scientifica e astronautica. Poi stiamo anche continuando a parlare con diverse agenzie, Usa, giapponesi, indiani, teniamo i contatti con tutti e a seconda del progetto che vogliamo realizzare.

Da tempo si parla non solo di missioni. Sempre più miliardari stanno andando nello spazio con voli suborbitali. Pensa che in futuro i viaggi spaziali per il pubblico diventeranno davvero accessibili?

Non so entro quando saranno accessibili. Diciamo che qualche anno fa c’è stata una grossa aspettativa di avere tanti voli, poi c’è stato un rallentamento.

Come mai?

Forse i prezzi troppo alti. Lato commerciale non c’è stata poi tutta questa richiesta quindi sì, c’è stato un rallentamento.

E invece che ruolo avranno le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e la robotica nelle future missioni dell’ESA?

L’IA sarà importante, in realtà abbiamo già molti sistemi autonomi. Sarà importante per esempio fare processi dei dati in sede, quindi direttamente in orbita. Fondamentale anche per la parte medica. Stiamo lavorando anche per fare una missione end to end con l’IA robotica.

L’ESA ha lanciato una missione per cercare esopianeti abitabili con il telescopio CHEOPS. Quanto siamo vicini a trovare una “seconda Terra”?

Più vicini a trovarla che a raggiungerla. Ci dobbiamo concentrare sulla Luna e su Marte anche per questo. È come imparare a guidare con una Ferrari, prima serve il pandino. Non funziona andare direttamente, anche su Marte, senza passare dalla Luna. Bisogna fare un passo alla volta e puntare sulla cooperaizone internazionale.

Ecco, gli equilibri geopolitici instabili rischiano di riflettersi e quindi di compromettere questa cooperazione per l’esplorazione spaziale?

Io spero che, come in passato, la cooperazione spaziale rimarrà un settore super partes perché ne abbiamo bisogno. Come è successo con la Stazione Spaziale Internazionale. Ora ci sono più attori e questo complica la situazione. Conto sul fatto che anche anche sta volta lo Spazio si riveli un posto protetto dove cooperare. Lo spero tanto.

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