Storie Web mercoledì, Marzo 12
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L’ex difensore parla del momento disastroso che stanno attraversando i bianconeri. “A Giuntoli e Motta è giusto dare un altro po’ di tempo se parliamo di progetto”. Poi attacca: “Dov’era la dirigenza la sconfitta con l’Atalanta? Agnelli lo fece dopo Haifa. Il club deve essere più presente con figure all’altezza”.

Leonardo Bonucci non usa giri di parole per spiegare qual è lo stato d’animo di chi tiene alla Juve bastonata in casa dall’Atalanta, sbattuta fuori dalla corsa scudetto nella maniera più umiliante, pesantemente ridimensionata dopo aver visto sfumare tutti gli obiettivi. Resta la possibilità di agganciare il quarto posto che vale la qualificazione in Champions, ma è davvero un brodino insipido per i bianconeri.

Diciamolo chiaramente, dopo domenica sera bisogna essere incazzati perché contro l’Atalanta è stata una figura di merda. Mi ha fatto male il cuore, sono sincero. Ho visto una squadra in grande difficoltà, che non ha avuto la personalità per gestire una determinata situazione. Sei sotto e vuoi recuperare, d’accordo ma ci sono momenti in cui dici: mettiamoci qui, facciamo un po’ di guerra poi vediamo… altrimenti l’Atalanta è una squadra che ti taglia in due e ti fa male com’è successo. Poi nei due gol presi ci sono stati errori tecnici: lo scivolone di Dusan e la palla sbagliata di Kelly ma lì succede perché sei a campo aperto nel tentativo di recuperare”.

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Messa da parte la reazione emozionale, l’ex difensore fa una riflessione molto ponderata. “Da juventino non posso essere ovviamente contento dei risultati – ha chiarito nel podcast Tripletta alla Gazzetta dello Sport -. Se pensiamo al progetto, va detto che c’è bisogno almeno di un altro anno e devi avere pazienza anche se a Torino tutto questo tempo non c’è. Qualsiasi allenatore ha bisogno di tempo e che s’incastrino bene tutti i tasselli a livello societario. È anche vero che se vuoi vincere subito prendi Antonio Conte e sei a posto.

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La questione della crisi è più articolata, Bonucci sposta il focus dell’argomento sulle scelte della società e sull’indirizzo chiaro che ancora manca e deve essere alla base di tutto. Il caso della Juventus è lo stesso del Milan perché vedo che c’è confusione a livello societario. Andrebbero messe figure che sanno di calcio e di Juventus. E poi dov’era la dirigenza dopo quella sconfitta? Agnelli lo fece dopo Haifa. Il club deve essere più presente con figure all’altezza. Giuntoli e Thiago Motta devono avere almeno un altro anno per creare un gruppo e cercare i presupposti per vincere. Anche Arteta al primo anno all’Arsenal ha fatto male e volevano mandarlo via. Quindi a giugno, ripeto, o prendi Conte che ti dà garanzia di vittoria oppure dai tempo perché non è nemmeno giusto caricare Motta di tante responsabilità dopo appena 8 mesi di lavoro”.

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Come si può ripartire dopo un disastro del genere? E si può farlo ancora con Motta? “Dipende da quali sono gli obiettivi della società, che in estate ha investito su alcuni giocatori ma anche su giovani che ha valorizzato. La realtà è che la Juve deve crescere sotto tutti i punti di vista. Manca incisività, il gioco di Thiago piace ma in alcune partite fa molta fatica a concludere in porta e deve capire che allenare lì è un mondo a parte. A Bologna quando subentrò a Mihajlovic fece la stessa fatica se non di più. Poi va detto anche che il Bologna gioca per certi obiettivi mentre la Juve per vincere. Gli stessi giocatori mancano di esperienza e di personalità, devono crescere”.

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