(Il Sole 24 Ore Radiocor) – «Io sono pronto a organizzare il Festival e mi presenterò per il 2026 come Just Entertainment, ma casomai dietro di me ci sarà Discovery o la Bbc, o piuttosto si presenteranno tutti, Sky e Mediaset compresi. Di certo, se mi presento, lo faccio in modo strutturato, non certo da solo». Sergio Cerruti è il manager che con la sua Just Entertainment (JE), e il ricorso vinto al Tar, ha prodotto un “terremoto” nel mondo che ruota intorno al Festival di Sanremo, visto che i giudici hanno deciso che è illegittimo l’affidamento diretto, da parte del Comune, alla Rai. «È una sentenza – spiega in un colloquio con Radiocor – che abbiamo preso con molto entusiasmo, i giudici sono stati molto coraggiosi, facendo venire giù tutto l’impianto che la Rai ha sempre sostenuto. Dal 2026 il Festival deve andare a gara, senza distinzioni».
«Rappresento l’interesse di tutta la discografia italiana»
Prima, però, c’è da capire cose accadrà dal punto di vista legale: «Mi auguro che la Rai non faccia ricorso. Se lo faranno, li seguiremo e, se ci fosse bisogno, andremmo davanti alla Corte di giustizia europea, perché non si fa un appalto in Italia, come dice la normativa Ue, senza una procedura di evidenza pubblica». E ora qual è l’obiettivo? «Voglio che il Festival venga ripensato e rigenerato con regole certe. La mia azienda è scesa in campo, dal punto di vista legale, per rappresentare l’interesse di tutta la discografia italiana rispetto a Sanremo».
Il prossimo anno, quindi, dovrebbe esserci il bando: «La Rai pensa che io non abbia le risorse, ma se mi sono avventurato in una cosa di questo tipo, probabilmente potrei averle». Cerruti tende anche la mano alla tv pubblica («se vincessi la gara, la Rai sarebbe il mio primo interlocutore») e fa capire che sta già mettendo a punto un budget per il futuro: «Sto acquisendo tutta la documentazione sui festival precedenti, che non è mai stata resa pubblica. Quando avrò finito l’analisi di tutti i costi – perché al momento sono in grado di sapere anche quanto costano i fiori che vengono regalati sul palco – sarò in grado di fare un budget e ottimizzarlo».
«Il Comune di Sanremo può incassare milioni in più»
Per l’organizzazione della kermesse, spiega, «la Rai versa al Comune di Sanremo, a titolo di corrispettivo per tutto quanto previsto dalla convenzione per l’edizione 2024 e 2025 del Festival, la somma globale di 9.970.000 euro, 4.985.000 euro per anno». Ma la musica sul budget generale «pesa solo il 3-4%» ed è «il motivo che ha portato me come discografico a reagire, non possiamo prendere l’elemosina dalla Rai. Solo il teatro Parenti prende 2,5 milioni di euro, la metà di tutti i soldi della convenzione».
Come immagina, sul finale, il “suo” Sanremo? «Il Festival deve rimanere a Sanremo, quella di spostarlo a Milano è una boutade, ma bisogna ristrutturare l’Ariston in modo avveniristico, oppure costruire una nuova struttura che possa accogliere le esigenze di tutti. Potremmo arrivare a migliaia di spettatori». Quanto al Comune, che detiene il marchio, «dovrebbe ottenere una percentuale sui ricavi pubblicitari, mentre cantanti e giovani dovrebbero essere pagati di più. Insomma, l’impatto sull’economia locale può essere aumentato e il Comune può incassare milioni in più». In ogni caso, assicura, «non farò la fine di Vessicchio» (il riferimento è al maestro Beppe Vessicchio, protagonista di una battaglia legale contro la Rai, poi vinta, sull’uso di alcune musiche da lui composte per un programma televisivo).