Come si diventa in due anni la miglior azienda in cui i Gen Z possano lavorare? Se lo è chiesto Casta Diva, agenzia di comunicazione con un ventaglio di attività che spazia dall’organizzazione di eventi alla produzione video. La risposta è GenZ Pact, una serie di iniziative «esplose» in questi giorni nella provocatoria campagna stampa «Do not work», ossia «non lavorare: riscrivi il presente e immagina il futuro».
Tutto è partito sei mesi fa. «In Casta Diva», racconta Andrea De Micheli, ceo del gruppo quotato a Milano che fattura 120 milioni e occupa complessivamente 270 persone, «lavorano 40 persone che hanno dai 24 ai 40 anni. Abbiamo mandato loro un video personalizzato nel quale li sfidavamo a creare un progetto che trasformasse il gruppo nel “best place to work” per i Gen Z. Hanno risposto con grande entusiasmo, immaginando iniziative che ci sono subito sembrate efficaci».
I due progetti vincitori, l’uno per l’area video e l’altro per quella eventi, sono stati finanziati dal gruppo. Le due capoprogetto, Martina Monterisi, classe 2000, e Tea Sinelli, classe 2001, sono entrate a far parte dello stearing commitee, ossia il comitato strategico nel quale siedono tutti i manager del gruppo. Con il GenZ Pact Casta Diva in formazione e in comunicazione: si va dagli Zed Talks, incontri mensili con personaggi importanti della comunicazione per tutte le generazioni che diventeranno video podcast su You Tube, alla creazione di una piattaforma di e-learning per scambiare le skills tra generazioni, fino a corsi di leadership, di public speaking e di perfezionamento dell’inglese nell’orario di lavoro. «Tutte iniziative che nascono dai progetti che hanno vinto il contest», spiega De Micheli, «su cui stiamo investendo 100mila euro l’anno. Un investimento che tornerà tutto, ne sono profondamente convinto».
L’obiettivo dei team che hanno aderito al contest interno, racconta Sinelli, «era creare un piano di iniziative che potesse coinvolgere tutte le generazioni. Un boomer o un Gen X hanno tanto da insegnarci sul piano dell’esperienza con i clienti. Noi sappiamo come si comunica con la nostra generazione che, in quanto nativa digitale, è diversa da tutte quelle che la hanno preceduta».
Il progetto, sottolinea De Micheli, «ha una doppia ambizione: da un lato ci piacerebbe essere da esempio ad altre imprese che si interrogano sul ricambio generazionale, dall’altro riteniamo di poter fare ancora meglio da ponte tra le aziende e il target Gen Z. Sentiamo tanti luoghi comuni a intorno a questi ragazzi. La verità è che rappresentano una risorsa straordinaria, per le aziende ma, ritengo di poter dire, anche per le loro famiglie».