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Notiziario

Il nome previsto per la poltrona del nuovo capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, vacante da tre mesi, rischia di creare più di un’incomprensione tra il ministero della Giustizia e il Quirinale, con palazzo Chigi in mezzo a cercare di mediare e ad attivare proprio in queste ore un’interlocuzione per uscire dall’impasse. E in quest’ottica va letta la presenza nella sede del governo del ministro Carlo Nordio, che poi garantisce: «E’ una questione che sarà risolta a breve». Attaccano i sindacati della Polizia Penitenziaria e l’opposizione: «Sul Dap il Guardasigilli è debole, ormai è commissariato».

L’incidente diplomatico

Alla base dell’incidente, che già mesi fa avrebbe suscitato irritazione negli ambienti della presidenza della Repubblica, ci sarebbero le modalità sulla proposta del nome di Lina Di Domenico per la sostituzione di Giovanni Russo, che si dimise alle fine del dicembre scorso. La notizia della possibile scelta era trapelata da via Arenula prima di una qualsiasi comunicazione ufficiosa a Sergio Mattarella, nonostante spetti formalmente al capo dello Stato la scelta e dunque la firma che sancisce la nomina. Anzi, rumours ministeriali, raccontano che addirittura ci fu una richiesta al Csm di mettere Di Domenico fuori ruolo per poter ricoprire l’incarico, il tutto senza avvertire il presidente.

I tre mesi di reggenza di Di Domenico

Molto prima del malinteso, la candidata del ministero era subentrata a Russo come reggente del Dap, in quanto già vice. Poi da allora si sono susseguiti tre mesi di reggenza: un’attesa fin troppo lunga e senza precedenti, che avrebbe dovuto portarla – nelle intenzioni del ministero – ad assumere pienamente quel ruolo. Ma la comunicazione formale non è mai arrivata al Quirinale dove ora sono in attesa di conoscere la nuova indicazione del governo.

Il ruolo del sottosegretario Delmastro

A questo punto la candidatura di Di Domenico sembra sempre di più bruciata dagli eventi, ma non solo per gli errori di forma. Secondo diversi ambienti politici, a pesare sulla vicenda sarebbe anche il fatto che quella di Di Domenico sia una nomina suggerita e supportata dal sottosegretario Andrea Delmastro, recentemente nella bufera per una serie di dichiarazioni oltre alla sua condanna in primo grado per rivelazione di segreto d’ufficio sul caso dell’anarchico Cospito.

Quella del nuovo capo del Dap resta una partita aperta, ma prima adesso tocca ricucire con il Quirinale. E si fa strada per il futuro, secondo quanto filtra da ambienti dello stesso Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il nome di Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto a Catania ed in passato direttore generale dell’ufficio detenuti. Ma ora i sindacati attaccano: «Mai nella storia era accaduto che la debolezza di un ministro o la sua indifferenza nei confronti delle carceri abbia consentito ad un sottosegretario delegato di prendere in mano la situazione così come fa Delmastro: comanda tutto lui e dispone trasferimenti di comandanti», sostiene il segretario dell’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria, Leo Beneduci. Accuse a cui si associa il fronte dell’opposizione: «Ancora una volta il ministro Nordio viene commissariato dal suo stesso sottosegretario», dice la dem Debora Serracchiani, mentre Ilaria Cucchi di Avs rincara: «È evidente a tutti che Delmastro non può più occuparsi del Dap. Il ministro batta un colpo».

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