Storie Web venerdì, Luglio 18
Notiziario

Mark Zuckerberg e altre personalità del settore tecnologico americano che attualmente ricoprono o hanno ricoperto posizioni in Facebook (ora Meta) hanno raggiunto un accordo per porre fine alla causa da 8 miliardi di dollari per negligenza relativa allo scandalo Cambridge Analytica

L’accordo, rivelato all’Afp da due fonti a conoscenza della vicenda, arriva il giorno dopo l’apertura del processo presso un tribunale di Wilmington, Delaware. Meta, che non era parte in causa, rifiuta di commentare. L’importo dell’accordo non è noto.

La causa

Questa risoluzione chiude un doloroso capitolo della storia di Facebook che dura da dieci anni, ovvero dalle prime rivelazioni del quotidiano britannico The Guardian fino ai giorni nostri. 

Gli azionisti di Facebook, ora Meta, avviarono la causa civile negli Stati Uniti nel 2018 dopo lo scoppio scoppio dello scandalo Cambridge Analytica. La società di consulenza britannica aveva accumulato senza autorizzazione i dati personali di decine di milioni di utenti di Facebook, poi utilizzati per influenzare l’opinione pubblica durante la campagna elettorale statunitense del 2016 vinta da Donald Trump.

Gli azionisti hanno accusato Mark Zuckerberg e la sua ex numero due Sheryl Sandberg (che ha lasciato l’azienda nel 2022) di negligenza nella gestione del gruppo. 11 persone sono state chiamate in causa, tra cui il direttore Marc Andreessen, un’importante figura del private equity tecnologico, nonché ex membri del consiglio di amministrazione, l’imprenditore e investitore Peter Thiel e l’ex capo dello staff di Joe Biden, Jeffrey Zients

Mark Zuckerberg è stato anche accusato di insider trading. Meta non è stata citata in giudizio in quanto entità aziendale. 

 

 

Gli azionisti, che hanno intentato una class action, chiedevano un risarcimento danni di oltre 8 miliardi di dollari, una somma basata su un calcolo che includeva le multe pagate da Facebook per transare le cause relative a Cambridge Analytica oltre alle spese legali. 

La multa di 5 miliardi di dollari imposta dalla U.S. Consumer Protection Agency (FTC) era in parte correlata alla violazione di un accordo del 2012 con il governo, che includeva l’impegno di Facebook a non fornire più a terzi l’accesso non autorizzato ai dati personali degli utenti del social network. 

Tutti gli imputati avrebbero dovuto testimoniare al processo, ma l’accordo risparmia loro una comparizione pubblica presso il tribunale del Delaware, poiché solo Jeffrey Zients ha testimoniato all’udienza di apertura di mercoledì.

Questo accordo è un’occasione persa per la responsabilità pubblica”, ha commentato Jason Kint dell’associazione Digital Content Next, che rappresenta gli editori di contenuti. Meta “ha riscritto la narrativa dello scandalo Cambridge Analytica, presentandolo come opera di pochi malintenzionati e non come un modello di business basato sulla sorveglianza e sulla condivisione sfrenata di dati personali”, ha lamentato il funzionario.

Durante un’audizione davanti a una commissione del Senato degli Stati Uniti nel 2018, Mark Zuckerberg riconobbe che Facebook aveva identificato le pratiche di Cambridge Analytica già nel 2015. Sebbene abbia poi chiesto di porre fine a questo uso improprio dei dati, l’azienda non ne indagò la portata e non ne informò le autorità statunitensi. 

I danni d’immagine

Lo scandalo Cambridge Analytica si inserisce in un trend negativo per Facebook, che ha danneggiato la sua immagine e quella del suo co-fondatore. Zuckerberg è stato in particolare criticato per aver minimizzato il ruolo della disinformazione su Facebook nell’esito delle elezioni presidenziali statunitensi del 2016, vinte da Donald Trump. 

Nel 2017, Facebook è stata accusata di aver contribuito a incitare all’odio contro la minoranza musulmana dei Rohingya e l’anno successivo ha ammesso di essere stata “troppo lenta” nell’agire. Nel dicembre 2018, un’inchiesta del New York Times ha rivelato che Facebook aveva continuato a vendere i dati degli utenti a oltre 150 società terze, tra cui Netflix e Spotify, dopo aver promesso alla FTC che avrebbe smesso.

 

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