Storie Web lunedì, Marzo 17
Notiziario

Dopo oltre cinque anni si avvicina l’attivazione del bonus sociale rifiuti, con un Dpcm che “individua i principi e i criteri per la definizione delle modalità applicative”. Introdotta nel 2019 con un decreto fiscale, l’agevolazione per famiglie in condizioni di disagio economico consiste in una riduzione del 25% della Tari o della tariffa corrispettiva per il servizio di gestione integrato dei rifiuti urbani altrimenti dovuta. 

Chi può beneficiarne

Il bonus rifiuti viene riconosciuto a tutti i nuclei familiari con Isee fino a 9.530 euro, tetto elevato a 20mila euro se si hanno almeno quattro figli a carico. Il Dpcm del 21 gennaio, ora pubblicato in Gazzetta ufficiale e in vigore dal 28 marzo, stabilisce le disposizioni in base con cui l’Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) stabilirà le modalità applicate. Dopo lo sblocco normativo servono ora queste norme per mettere a terra la misura.

Cos’è la Tari

La Tari è l’imposta con la quale i contribuenti finanziano i costi del servizio di raccolta e smaltimento della spazzatura. Questo tributo locale viene pagato da chi occupa fisicamente gli immobili oppure, nell’ipotesi in cui questi siano vuoti, da chi ha su essi il diritto di proprietà. Inoltre, ciò che si paga con la Tari non è la produzione effettiva di rifiuti, ma la mera possibilità di produrli dimorando nell’immobile soggetto a questa tassa.

Chi la deve pagare

Il presupposto per il pagamento della tassa sui rifiuti è il possesso o la detenzione di locali o aree scoperte operative, suscettibili di produrre rifiuti. A pagare è l’utilizzatore dell’immobile, non il proprietario.

Come si calcola la Tari

Bisogna tenere in considerazione di due aspetti: la Tari è calcolata secondo una quota fissa e una quota variabile; l’importo è determinato in relazione sia alle caratteristiche dell’immobile che a quelle del nucleo familiare.

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