L’impianto di Zibello (Parma) di Bioenerys ha immesso in rete il primo metro cubo di biometano. Il polo produrrà 3,5 milioni di metri cubi all’anno (400 all’ora). E verrà alimentato da circa 49mila tonnellate all’anno di biomassa: mais e triticale (un incrocio tra frumento e segale) per il 40%, effluenti e deiezioni bovine per il 41%, altri matrici agricole (scarti industria cerealicola e polpa di barbabietole) per 6%, infine acqua per il 13%.
Da biogas a biometano
«Si tratta del nostro terzo impianto di biometano», spiega Marco Ortu, managing director di Bioenerys società del Gruppo Snam dedicata appunto al biometano: «Abbiamo iniziato nel 2021 con quattro impianti. L’idea era di avere un portafoglio di produzione di biogas, soprattutto a matrice agricola, già operativo, da convertire poi a biometano sfruttando il dm 15/09/22. Anche quello di Zibello è una conversione. Alla fine del 2023 avevamo 29 impianti a biogas da circa 1 MW ciascuno, che producevano elettricità, sviluppati dalle aziende agricole soprattutto con gli incentivi del dm 06/07/2012 per la generazione di energia elettrica. Da quel momento abbiamo fatto partire l’iter autorizzativo per le conversioni a biometano e i collegamenti alla rete di trasporto. L’obiettivo era, e rimane, aumentarne la taglia, da 1 a 2 MW, da 250 a 500 metri cubi all’ora, staccarli dalla rete elettrica e immettere la produzione in quella del metano. Il nostro portafoglio oggi comprende 39 impianti operativi, 9 dei quali a Forsu, l’umido dei rifiuti urbani, e un progetto greenfield, una modalità che per il futuro sembra promettente. A regime arriveremo a 150 milioni di metri cubi all’anno di produzione»
I fondi Pnrr
Il dm 15/09/22 a cui fa riferimento Ortu ha messo sul piatto fonti Pnrr per 1,73 miliardi per promuovere la realizzazione di impianti di biometano, sia nuovi che convertiti: le risorse, con contributi in conto capitale e tariffe incentivanti, sono state assegnate tramite cinque aste. I risultati dell’ultima, nonché della più partecipata, sono stati annunciati ad aprile: «Da quando sono partite, nel 2023, abbiamo cercato di intercettare tutte le aste. L’impianto di Zibello è stato inserito nella terza asta: come detto, è il nostro terzo a entrare in funzione, il primo, che aveva partecipato alla prima asta, è operativo da dicembre. Ora nell’ultima tornata abbiamo 14 impianti in graduatoria. A breve partiranno i cantieri. Completarli entro il 30 giugno 2026, la deadline prevista dal Pnrr, è una grossa sfida. Noi siamo attrezzati, ma rimane difficile: per questo, come tutti, speriamo che venga posticipata», sottolinea Ortu.
Necessario nuovo supporto
Le preoccupazioni per la compressione dei tempi di realizzazione degli impianti dopo i ritardi nella partenza della procedura per assegnare i fondi del Pnrr, è diffusa tra gli operatori del settore e le associazioni, il Consorzio Italiano Biogas (Cib) in primis: «Quello del biometano è un sistema che sta partendo ora. Interrompere gli incentivi, riattivandoli magari tra qualche anno, rischierebbe di vanificare il volano creato. Specialmente in un settore difficile come quello agricolo che nel biometano è protagonista. È indispensabile avere uno schema di supporto al biometano dopo il Pnrr ed è necessario averlo velocemente, per dare continuità anche agli investimenti. Come Bioenerys, tra 2023 e 2024, abbiamo investito nel biometano 200 milioni di euro. Da qui al completamento del piano di conversione nel 2026 ne abbiamo a budget ancora 300», spiega Ortu. In futuro ci sono ulteriori sviluppi: «Vogliamo continuare a crescere e ampliare le zone geografiche dove sono i nostri impianti, ora in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia. C’è un grosso mercato potenziale in Italia, dove si producono gli scarti agricoli. E c’è potenziale anche nella filiera di questa tecnologia, visto che è soprattutto italiana», conclude il managing director di Bioenerys.