Storie Web lunedì, Marzo 31
Notiziario

Le sale specializzate per i giochi pubblici, e quindi quelle per il gioco del bingo, le sale (o negozi) scommesse e quelle dedicate ad apparecchi da intrattenimento con attività di somministrazione continuano a diminuire mentre la domanda non accenna a ridursi e si sposta sull’online. A delineare questo quadro è un report di EGP (Associazione italiana esercenti giochi pubblici), l’associazione nazionale di categoria della Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi di Confcommercio-Imprese per l’Italia) che rappresenta le attività specializzate nei giochi pubblici: le “Gaming Hall”, le sale specializzate per l’offerta del Bingo e degli altri giochi con vincita in denaro regolamentati.

Nel 2024 sale e pubblici esercizi sono passati da quasi 38mila a 35.500 locali

Da una parte, dunque, il calo del numero complessivo di sale e pubblici esercizi diversi con offerta di giochi registrato nel del 2024. Nell’ultimo anno, infatti, si è passati da quasi 38mila locali a 35.500. Un calo che ha colpito in particolare i bar ed altri esercizi di ristorazione (autorizzati con licenze ex art. 86 od 88 TULPS per la raccolta di giocate con apparecchi da intrattenimento o scommesse), passati dai 32.973 del 2023 ai 31.088 di fine 2024, ma che non ha risparmiato nemmeno le sale specializzate del comparto (dalle gaming halls con gioco del bingo fino alle sale dedicate agli apparecchi da gioco), che a fine 2024 erano 4.457 rispetto alle 4.668 del 2023.

La corsa della spesa in giochi online

Dall’altra, un altro dato: tra il 2018 e il 2024, la spesa in giochi online è aumentata di oltre il 212%, mentre gli apparecchi da intrattenimento (AWP) nei punti vendita hanno registrato un calo superiore al 20%. Questo, mette in evidenza il rapporto, ha determinato una perdita erariale netta di oltre 200 milioni di euro nel 2024 rispetto al 2023, dovuta anche ai differenti sistemi di tassazione tra i prodotti. Il presidente di EGP FIPE Emmanuele Cangianelli pone l’accento su un aspetto: «I giochi presenti all’interno dei pubblici esercizi e delle sale specializzate determinano da soli il 53% del gettito erariale, pur rappresentando il 46% della spesa dei giocatori. Ciò significa che, nel medio periodo, lo Stato non potrà più contare sui flussi dal comparto giochi degli anni passati. Anche per questo è urgente intervenire sul riordino fiscale e normativo del settore, garantendo certezze alle imprese e un porto il più sicuro possibile ai giocatori».

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